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The Last of Us Parte 2 era originariamente un open-world ispirato a Bloodborne

Durante il documentario Grounded II, incentrato sullo sviluppo di The Last of Us Parte 2, gli sviluppatori hanno dichiarato che, inizialmente, il titolo era previsto per essere totalmente diverso dal primo gioco.

“Nei primi quattro o cinque mesi, il gioco era in realtà una specie di open-world ispirato a Bloodborne.” afferma il co-direttore Anthony Newman “Era puramente incentrato sul corpo a corpo;  tutto sul combattimento corpo a corpo”

Sulla questione è anche intervenuta Emilia Schatz, la lead game designer. Ella ha spiegato “Non si trattava solo del combattimento corpo a corpo: stavamo anche esaminando la struttura del layout. Bloodborne aveva uno spazio molto aperto che continuava ad estendersi sempre di più man mano che esploravi.

Mi piace molto quella sensazione che si prova nella padronanza del mondo. Inizi a diventare quasi un personaggio del gioco stesso. E, quindi, anche questo era qualcosa a cui stavamo pensando.” Ciononostante, ad un certo punto dello sviluppo, si è capito che quella struttura non era adatta per ciò che si voleva ottenere. Perciò è stata cambiata.

La signora Schatz afferma: “Abbiamo iniziato rendendolo il più umanamente diverso possibile dal primo gioco, per poi, in un certo senso, riportarlo indietro. L’idea dell’ open world non funzionava con la storia che stavamo cercando di raccontare.”

Sempre nello stesso documentario, Neil Druckmann ha parlato anche di un terzo ipotetico gioco, dichiarando di avere già qualche idea al riguardo.

The Last of Us 2: inizialmente open world e sistema di combattimento erano ispirati a Bloodborne


Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊