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The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me – Recensione

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me – Recensione

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è un videogioco survival horror interattivo, sviluppato da Supermassive Games e pubblicato da Bandai Namco Entertainment disponibile ora su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e PC.

Si tratta del quarto capitolo e ultimo della serie di The Dark Pictures Anthology, dopo Man of Medan che uscì nel 2019, Little Hope nel 2020 e House of Ashes nel 2021.

Come i giochi precedenti della serie, The Devil in Me presenta un cast di cinque protagonisti giocabili e una narrativa multilineare influenzata dalla scelta del giocatore. Le scene decisionali di questo gioco, nel quale ne troveremo diverse, possono alterare in modo significativo l’evolversi della trama e cambiare le relazioni tra i personaggi principali. A causa di queste scelte, uno dei cinque protagonisti può morire definitivamente.

“Una serie di giochi horror indipendenti con narrativa ramificata dallo sviluppatore di Until Dawn. Un’esperienza adatta a brevi sessioni, da soli o con gli amici. The Devil in Me è il quarto episodio della serie e l’ultimo della prima stagione.”

LE RADICI DELLA STORIA

La storia di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me si basa su fatti storici realmente accaduti verso la fine del 1800, che riguardano il primo serial killer americano conosciuto come Henry Howard Holmes. Era un truffatore americano e serial killer, oggetto di oltre 50 cause legali nella sola Chicago. Lui ebbe quindi una carriera criminale che includeva frode assicurativa, truffa, da tre a quattro matrimoni bigami illegali, omicidio e furto di cavalli, quando nel 1896 ci fu la sua esecuzione.
Mentre aspettava la sua esecuzione, lui stesso confessò di aver commesso 27 omicidi, che poi risultano di più arrivando fino a 200 vittime. Nonostante tutti questi omicidi, Holmes fu giudicato colpevole e condannato a morte per un solo omicidio, quello del complice e socio in affari Benjamin Pitezel. Si ritiene che abbia ucciso tre dei suoi bambini, tre amanti, il figlio di una di queste amanti e la sorella di un’altra.

Dopo aver ripercorso un po’ le origini di questa saga horror e della storia ai cui si è ispirato questo nuovo capitolo, passiamo ufficialmente a parlare di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me!

THE DEVIL IN ME: la storia

Come raccontato prima The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me prende spunto da fatti realmente accaduti alla fine nel 1800, di conseguenza la trama narra di una troupe della Lonnit Entertainment, che riceve un misterioso invito a visitare la riproduzione del “Castello della morte” del serial killer Henry Howard Holmes. Per loro difatti è un’occasione da non perdere per farsi finalmente conoscere dal grande pubblico. L’hotel è lo scenario perfetto per il loro nuovo documentario, ma non tutto è come sembra. Presto scopriranno che qualcuno li sta osservando, e persino manipolando, e che le visualizzazioni dei loro video non sono l’unica cosa di cui preoccuparsi!

GAMEPLAY

Chi ha giocato i capitoli precedenti sa già che cosa potersi aspettare, perché The Devil in Me non è tanto diverso dai suoi predecessori. Il gameplay inizia come di consueto all’introduzione del gioco che ci darà un assaggio di ciò a cui andremo incontro. Il filmato inizia con alcune frasi che ci fanno capire praticamente le meccaniche del gioco per poi passare al prologo ambientato nel 1893 dove, durante un viaggio alla World’s Fair Columbian Exposition, i novelli sposi Jeff e Marie, per godersi la luna di miele, arrivano al World’s Fair Hotel, nel quale incontrano un uomo di nome Henry Howard Holmes che si presenta come il proprietario dell’hotel. Da qui inizia il tutorial dove man mano che la storia prosegue impareremo i vari comandi da utilizzare fino alla fine.

 

Oltre ad iniziare a prendere confidenza con il gioco, inizierà difatti la nostra avventura, dove saremo protagonisti della disfatta di Jeff e Marie, i nostri sposini, che, se anche per poco tempo, riescono a farti affezionare a loro. Dopo aver preso fatto il check-in, prendono le scale per recarsi di sopra ma si imbattono in una stanza dell’albergo con la scritta ‘Privato‘ dove la porta è semi aperta e incuriositi entrano. La stanza è buia e ci sono oggetti dalle sembianze alquanto strane e inquietanti dando quella sensazione di paura che ti fa partire l’immaginazione su cosa aspettarti. Mentre sono lì sentono dei passi e capiscono che il proprietario sta arrivando, allora si nascondono da un lato della stanza in silenzio senza fare rumore per non farsi trovare, quando Holmes entra avendo trovato la porta spalancata, inizia un Quick Time Event nel quale noi dovremo controllare i battiti cardiaci di Marie che in quel momento è terrorizzata, premendo il tasto X al momento giusto mentre passa sullo schermo il simbolo del battito cardiaco, per tenere calma e salda la situazione.

 

Una volta scampato il pericolo, suo marito Jeff le dice in parole povere che se venivano scoperti sarebbero stati cacciati e che era meglio andare in camera, difatti mentre si avviano trovano Holmes ad attenderli per accompagnarli. Una volta entrati in stanza dopo aver assistito diverse battute, inizia il gioco con i cuscini, dove anche qui mettiamo in pratica le scelte a tempo premendo sempre il tasto X e prendendo la mira per lanciare il cuscino a nostro marito. Terminato il gioco Marie decide di farsi un bagno caldo mentre Jeff si ricorda di non aver preso su il rasoio e decide di scendere giù in hall per comprarne un altro dalla farmacia dell’hotel. Ecco.. da qui.. posso soltanto dire che non finisce come magari vi aspettereste, anzi io ho fatto un salto davanti lo schermo e a malincuore ho detto “Noooo, nooo..”, ma non aggiungo altro per non rovinarvi la sorpresa e la continuazione.
Da questo momento capiremo quindi che l’hotel che ha costruito Holmes è come una trappola per topi, non sai mai cosa può accadere e cosa puoi aspettarti perché già lo stesso serial killer che si presenta in maniera gentile e disponibile, alla fine ti perseguita finché non raggiunge il suo scopo, ossia ucciderti!

Dopo la tragedia di questa coppia, rivedremo Holmes di nuovo “a caccia”, con una nuova coppia che entra in hotel e da qui l’incontro con il narratore che inizia il racconto di The Devil Me. Il narratore è lo stesso anche dei capitoli precedenti che osserva dall’esterno ciò che succede, commenta i momenti salienti e ci dà qualche suggerimento durante l’avventura. Inizia così la nostra avventura vera e propria, dove vedremo le varie clip dei componenti della troupe che sta realizzando il documentario dedicato al serial killer H.H. Holmes e capiremo che ciò che abbiamo vissuto prima era in effetti il filmato che stanno creando e che stavano riguardando, finché all’improvviso arriva una telefonata inaspettata da un uomo di nome Granthem Du’Met, che promette loro un tour esclusivo di una fedele riproduzione del Castello della Morte di H.H. Holmes. Il fondatore della Lonnit Entertainment, Charlie Lonnit, crede che questa visita possa salvare il network e accetta senza ripensamenti.
Una volta arrivati e scaricati i bagagli si continua il tutorial dove impareremo altri comandi. Inizieremo con l’esplorazione dell’ambiente che ci circonda prendendo il comando di Charlie, il capo della troupe e qui impareremo ad arrampicarci, saltare, strisciare e correre nelle varie zone da esplorare, che sono ancora più grandi e complesse, ma che comunque continuano ad essere limitate da un percorso predefinito del gioco.

Come nei capitoli precedenti di Dark Pictures, anche qui in The Devil in Me, è incentrato sull’esplorazione, su eventi rapidi e sulla scoperta di oggetti da collezione. Questi ultimi includono immagini che mostrano possibili eventi futuri e segreti che possono aiutare a rivelare il passato dell’hotel, così come i retroscena di Du’Met, inoltre un sistema in-game tiene traccia di tutti i collezionabili scoperti, rendendoli sempre disponibili per noi.

Tutto si basa sulle scelte che prendiamo, infatti è possibile morire con un solo Quick Time Event (QTE) sbagliato oppure con un piccolo rumore fatto involontariamente, o anche solo respirando se ci stiamo nascondendo dal killer. Dovremmo anche prendere decisioni, a volte molto rapidamente, e ciò che sceglieremo, per quanto banale possa sembrare in quel momento, potrebbe in seguito rivelarsi una questione di vita o di morte. Nel corso dell’avventura dovremmo stare molto attenti a ciò che decidiamo di fare perché una crepa nel muro, uno specchio o un semplice dettaglio di un quadro possono facilmente nascondere una telecamera per essere seguiti e dare la possibilità all’assassino di cercare il momento migliore per colpire.
A turno vestiremo i panni di diversi personaggi di un cast stellare che include Jessie Buckley nei panni di Kate Wilder, Paul Kaye nei panni di Charles Lonnit, Fehinti Balogun nei panni di Mark Nestor, Gloria Obianyo nei panni di Jamie Tiergan e Nikki Patel nei panni di Erin Keenan. Ogni personaggio è distinto nella propria personalità, affronta gli orrori a modo suo ed è ovviamente influenzato da noi e dalle nostre scelte.

Durante la nostra prima run abbiamo riscontrato un bug, ovvero che arrivati ad un certo punto, qualsiasi cosa scegli il personaggio muore ugualmente ma sicuramente verrà sistemato appena ci saranno segnalazioni di questo problema.

NOVITÀ

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me porta alcune novità rispetto ai suoi predecessori ovvero possiamo spostare oggetti per risolvere dei mini puzzle come ad esempio per liberare il percorso o creare nuovi passaggi se si resta bloccati, oppure utilizzare gli oggetti che ogni personaggio ha a disposizione. Difatti è stato aggiunto un sistema di inventario dove i cinque protagonisti possono utilizzare gli oggetti che possiedono per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza. Gli oggetti possono essere alterati, rotti, persi o dati ad altri personaggi. Ogni protagonista fin dall’inizio del gioco è dotato di uno strumento specifico direttamente correlato al proprio lavoro:
– Charlie, essendo un uomo d’affari, ha un biglietto da visita che può utilizzare per aprire i cassetti
– Kate, come giornalista investigativa ha una matita che può usare per ombreggiare pezzi di carta strappati e trovare cosa c’è scritto sotto
– Mark, il cameraman, è dotato di una telecamera che può utilizzare per raccogliere prove dei crimini che hanno scoperto
– Jamie, invece, possiede un multimetro che può utilizzare per ricablare i circuiti elettrici
– Erin, essendo un tecnico del suono ha un microfono direzionale che può utilizzare per ascoltare attraverso i muri

Sono stati aggiunti nuovi oggetti da collezione sotto forma di monete conosciute come Oboli, nel quale la raccolta di queste monete sbloccherà oggetti e si potrà spendere nel menù principale per acquistare i vari diorami che si sbloccheranno vedendo determinate scene durante l’avventura.
Un’altra novità davvero interessante, come già menzionata, è che i personaggi possono arrampicarsi, saltare, strisciare e correre nelle varie zone da esplorare, insieme all’utilizzo dell’inventario nel quale ogni protagonista ha il suo corredo di strumenti da poter utilizzare all’occorrenza, inoltre, quando è presente una minaccia, i protagonisti possono anche trovare un nascondiglio per nascondersi.

COMPARTO TECNICO

Il comparto tecnico di The Devil in Me è stato realizzato perfettamente, graficamente i personaggi sono ottimi sia nelle movenze che nelle espressioni facciali, soprattutto il killer che riesce a farti rabbrividire con quel sorrisetto sotto i baffi. A contornare il tutto ci sono poi le varie ambientazioni che danno il meglio di sé. L’hotel è stato realizzato in stile antico proprio come si portava a quell’epoca e il tutto viene esaltato con i corridoi bui, le varie trappole, i rumori che ti danno la sensazione di paura e terrore che realmente avresti se ti trovassi lì in quei momenti, un po’ come succede nei film che ti fanno stare con la suspense e il brivido mentre ti nascondi per non farti trovare da chi ti perseguita. Infatti durante la realizzazione di The Devil in Me, Supermassive Games si è ispirato alla serie Saw, al film The Shining e a diversi slasher classici, come Psycho, Halloween e Venerdì 13. Una lode devo darla al comparto audio che è stato costruito in modo magnifico, infatti crea la giusta tensione e spavento come se fossimo lì davvero. Possiamo sentire ogni minima cosa, dagli scricchiolii alle grida, o anche semplicemente i passi.

La longevità di questo gioco si aggira attorno alle 7 o 8 ore in base a quanto tempo ci mettiamo ad esplorare e una volta terminata la prima si sblocca la Curator’s Cut. Si tratta di una versione alternativa della stessa storia nel quale però troviamo extra o scene con prospettive diverse rispetto alla modalità principale.

CONCLUSIONE

Posso definire The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me con poche parole: paura, ansia e terrore! È un titolo che è riuscito a mettere il giusto pepe al gameplay ed io che sono una che si spaventa facilmente devo ben dire che in questa avventura mi sono presa delle paure assurde e ho fatto salti allucinanti. Il dover giocare isolata, in queste stanze e corridoi bui, mettono ansia e paura perché non sai mai cosa puoi aspettarti, come quando devi nasconderti nella speranza di non essere trovata.
Ho apprezzato le novità inserite ovvero l’inventario e l’aggiunta ai personaggi del salto, della corsa e dell’arrampicarsi dando così più libertà di movimento.


Giusy

Ciao! Sono Giusy e ho intrapreso la strada dei videogame da bambina con il Gameboy e Super Mario Bros, che però abbandonai crescendo. Con l'arrivo di Nintendo Wii mi sono innamorata della saga di The Legend of Zelda, iniziando proprio con Twilight Princess! ❤️ E da qui la passione videoludica non si è più fermata 💜