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Jurassic World Aftermath Collection – Recensione

Il 10 Novembre è la data ufficiale di uscita di Jurassic World Aftermath Collection, nuovo gioco sviluppato ed edito da Coatsink su Nintendo Switch.

 

Debutta con uno stile di gioco completamente punta e clicca in prima persona, strizzando l’occhiolino ad uno stile grafico in cell shading.

Esso tra l’altro, è un’ edizione rivista e completa poiché è stato inserito anche il DLC – parte 2, dopo esser uscito su oculus quest come avventura completamente VR.

C’è veramente poco da fare, quando si tratta dei dinosauri che hanno catturato generazioni di spettatori al cinema, con effetti speciali che facevano spalancare la bocca e che ancora oggi ci lasciano quella sensazione di epico, trasmesso dalla cultura pop in cui si sono insediati.

Nell’analisi del gioco, troviamo sempre quelle atmosfere nostalgiche, che nonostante abbiano risentito dei colpi del tempo in qualche capitolo, sia cinematografico che videoludico, ci siamo piacevolmente imbattuti in una formula che stranamente funziona. Lo fa in maniera abbastanza umile, senza gridare al capolavoro ma sa coinvolgere nella sua interezza.

Dando un’impronta meno action e più pensata, lasciando stare le sequenze frenetiche, favorendo un approccio mentale senza combattimenti.

Storia

Sostanzialmente la timeline di gioco si colloca due anni dopo gli eventi accaduti in Jurassic World, rimanendo abbastanza fedele agli avvenimenti del film.

Nei primi attimi di gioco Capiamo subito di impersonare un agente della sicurezza di nome Sam, a cui non è stata data un’impronta caratteriale, lasciando nel completo anonimato questo protagonista che si limiterà ad eseguire gli ordini e le volontà della dottoressa, Mia (Amelia) Everett.

Ci ritroveremo a bordo di un aereo in rotta per l’isola di Nublar, dopo un atterraggio disperato per via di ripetuti attacchi da parte di alcuni dinosauri alati, arrivando a destinazione in maniera del tutto atipica.
Dopo aver perso in maniera disastrosa i due piloti, saremo chiamati a cercare una soluzione per trovare la dottoressa che ferita in modo grave alla gamba decide di nascondersi in un bunker sottoterra. Dando istruzioni dalla sua radio portatile, sul come fare ad aprirsi la strada per arrivare alle ricerche sul genoma della clonazione dei dinosauri ci saranno ad attenderci situazioni da risolvere.


Gameplay

Il gioco si sviluppa interamente nel laboratorio di ricerca con tutti i luoghi annessi e connessi alla struttura.

Non potremo vagare liberamente per l’isola se non, guardare attraverso finestre, rotture nei muri e altri varchi panoramici, piccoli ed evocativi ambienti verdeggianti.

L’esperienza si dipana in maniera molto lineare, senza mettere mai davvero in crisi il giocatore, anche perché, non avremo una mappa di gioco vera e propria ma una bussola ci guiderà nella giusta direzione.

verremo messi alla prova da piccoli enigmi di entità davvero blanda e ripeteremo azioni molto semplici come aprire serrature, spingere bottoni, collegare cavi elettrici e altre azioni davvero molto semplici.

l’unica sezione  “action” sarà legata allo sfuggire in maniera stealth a dei velociraptor molto affamati, nascondendoci sotto tavoli, armadi e casse così da passare inosservati. Il fallimento di queste azioni, ci porterà inevitabilmente a ricominciare dall’ultimo check point raggiunto.

Per portare a termine l’esperienza totale avremo bisogno di circa 8 ore complessive, abbassando parecchio la longevità che aveva avuto nella controparte VR.
Infatti il mordente di alcune azioni che venivano effettuate in realtà virtuale si è appiattito parecchio smorzando la tensione palpabile riducendole ad azione di “routine” per il proseguimento della storia.

Sonoro

Le colonne sonore sanno coinvolgere pienamente, facendo ritornare al passato, proprio quando uscì quel primo film, che stregò la popolazione, dove il buon vecchio Steven Spielberg lasciò il suo distinto tocco.

E come tale non sono da meno tutti i vari rumori ambientali, come il frusciare degli arbusti, il vapore che esce da condutture e intrecci tra respiri lucertoleschi e versi indistinti di creature squamate.

Il tutto condito dalla splendida performance della doppiatrice di Mia: Laura Bailey’s che tiene altissimo il livello emotivo dell’intera opera videoludica.


Conclusione

Il titolo convince ma stravolge in peggio le emozioni provate in precedenza su VR. Ciononostante rimane un buon titolo che afferma che un bel gioco non deve essere per forza un gioco complicato.
Ci sarebbe piaciuto vedere enigmi più complessi e magari qualche interazione umana in più, con missioni secondarie che avrebbero potuto cambiare gli esiti in peggio se si fosse osato troppo o anche troppo poco.
Magari anche con possibilità di esplorare l’esterno della struttura con i suoi maestosi paesaggi.


Francesco

Sono un giocatore incallito, ho cominciato con il commodore 64 per poi passare al NES e allo SNES, fino alle console attuali. Amo giocare con tutte le console, odio la console WAR. Sono un collezionista da circa 20 anni. I miei giochi preferiti The legend of Zelda, Donkey Kong Country, Metal Gear Solid, God of War e Uncharted.