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The Legend of Heroes: Trails From Zero – Recensione

Finalmente possiamo goderne anche noi occidentali, NIS America è lieta di portare in Europa e in tutto l’occidente The Legend of Heroes: Trails From Zero, titolo del 2010 sviluppato da Nihon Falcom fino a ora inedito fuori dal territorio nipponico.

Il titolo fa parte della serie Trials, una delle serie più longeve che caratterizzano il brand di The Legend of Heroes. La storia è quanto di più classico si può trovare attraverso un JRPG, ma mai banale, anzi si lascia scorrere e godere con semplicità e con una buona dose di colpi di scena. I personaggi sono tutti molto carismatici, nati dalla penna dell’autrice Kasumi Enami, mangaka e illustratrice molto celebra nel panorama giapponese e storica character designer della serie. Ciò che più ci ha stupito sono le ambientazioni urbane, un misto tra era moderna e architettura rinascimentale, davvero suggestivo soprattutto per ciò che concerne l’esplorazione. Questo mix di modernità e storia disorienta talmente tanto da volerne sempre di più, finendo per affascinare terribilmente lo spettatore a questo mondo fantastico.

SILENZIO IN SALA, INIZIA LA STORIA!

La storia narra di una città, Crossbell, contesa tra due grandi potenze per il controllo su di essa: l’Impero Ereboniano e la Repubblica del Calvard. La città è completamente sprofondata nel caos della criminalità organizzata e corruzione politica. Il protagonista Lloyd Bannings, detective della polizia di Crossbell viene assegnato al corpo SSS (Special Support Section). Ad accompagnarlo ci sarà anche Elie McDowell erede di una dinastia politica, Randy Orlando un ex soldato e infine Tio Plato una ragazza prodigio della tecnologia. Le SSS dovranno quindi indagare sulla criminalità della città e chi la gestisce, ma presto si imbatteranno in qualcosa di molto più grosso di loro. Un complotto basato su un culto serpeggia per le vie della città sin da tempi immemori, per elevare una giovane ragazza nota come KeA a una divinità.

Come abbiamo ampiamente detto in precedenza, la storia è molto coinvolgente dal punto di vista narrativo, questo anche grazie a dei piccoli intermezzi molto suggestivi e cinematiche dall’ottima regia. Abbiamo apprezzato molto l’accostamento chibi a quello dei personaggi 2D e 3D in stile anime, nonostante i due stili siano nettamente diversi, gli sviluppatori lo hanno gestito molto bene non risultando stucchevole agli occhi.

Possiamo dire dunque che il comparto artistico è ben strutturato, nonostante stiamo parlando di un gioco vecchio di oltre dieci anni, ma possiamo assicurarvi che The Legend of Heroes: Trails From Zero si porta dietro pochissime rughe del tempo. Il motivo sembra essere in realtà molto facile da capire, questo titolo è un classico JRPG a turni e ciò comporta che la forma più classica di questo genere è oramai divenuta un cult che apprezziamo sempre con gioia se fatto con i giusti criteri.

UN’EPOPEA PER ARRIVARE ALLA VERSIONE FINALE

La prima versione del gioco uscì in esclusiva giapponese per PlayStation Portable nel 2010, successivamente rilasciato per Microsoft Windows in esclusiva cinese nel 2011. Durante il corso del 2012 arrivò in Giappone una nuova versione del titolo chiamata Zero no Kiseki: Evolution in esclusiva per PlayStation Vita, questa versione presentava miglioramenti grafici e tecnici non da poco, tanto da fare uscire una versione PlayStation 4 del titolo durante il corso del 2020 chiamato Zero no Kiseki Kai. Quest’ultima versione fu rilasciata anche per Nintendo Switch solamente nel continente asiatico da Clouded Leopard Entertainment nel 2021.

The Legend of Heroes: Trails From Zero e il suo seguito Trails To Azure non furono mai localizzati in una lingua che non sia il giapponese. Una traduzione fan made del titolo (da un collettivo di localizzatori che si facevano chiamare Geofront) sbucò durante il marzo 2020. Nel 2021 viene poi annunciata una versione inglese del gioco direttamente da NIS America, esattamente quella che stiamo recensendo in questo articolo. Purtroppo il titolo non presenta al momento di questa recensione la lingua italiana, ma come possiamo ben prevedere leggendo la storia delle localizzazioni, non sarà mai implementata.

In questa nuova versione del titolo per PC (versione testata da noi), PlayStation 4 e Nintendo Switch è nella sua forma più smagliante, riuscendo quindi a dare il meglio di se su qualsiasi piattaforma. Il lavoro di pulizia grafica è eccelso, lasciando però quel tocco di retro sempre ben apprezzato.

IN CONCLUSIONE

Al netto di una mancata localizzazione della lingua italiana che potrebbe fare allontanare molto pubblico dal gioco, il titolo è molto valido riuscendo a stupire positivamente sia i fan della serie che i neofiti. Un gioco solido e di stampo classico che dopo decenni finalmente riesce a fare capolino fuori dal Giappone per stregare anche l’occidente. Un’ottima occasione per avvicinarsi alla saga.