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Suicide Guy VR – la morte in realtà virtuale – Recensione

Suicide Guy VR – la morte in realtà virtuale – Recensione

 

 


Suicide Guy è VR è la trasposizione in realtà virtuale del già noto Suicide Guy. Il gioco è sviluppato da Fabio Ferrara un giovane game designer italiano e co-fondatore della software house Chubby Pixel  insieme all’illustratrice Giulia Airoldi 


Un concept fuori dagli schemi

Per chi non conoscesse il gioco originale, parliamo in un concept piuttosto originale, un gioco in cui per vincere bisogna perdere…si proprio cosi! Anziché stare attenti alla nostra barra di salute, anziché evitare ostacoli o preoccuparci di recuperare quanti più medikit possibili per salvarci la vita, lo scopo del gioco sarà l’esatto opposto!

1000 modi per morire

All’avvio del gioco ci verrà mostrato il nostro buffo protagonista, seduto sul divano di casa con il telecomando in una mano e la birra nell’altra. La nostra avventura comincia proprio quando il nostro protagonista si addormenta. E’ proprio ora che tocca a noi! Il nostro bello addormentato avrò infatti qualche problema a svegliarsi dagli strani sogni che fa. Ed è proprio qui che dovremmo escogitare un modo per “suicidarci” nel sogno e di riportare alla realtà il nostro protagonista.

Il nostro buffo protagonista è una specie di misto fra Homer Simpson e Peter Griffin

Al termine del primo livello introduttivo ci ritroveremo nella lobby del gioco: Una sorta di bar anni ’50 in cui potremmo interagire con degli oggetti posizionati sui tavoli e quindi selezionare il prossimo livello.

Il ristorante funge da lobby in cui scegliere i vari livelli

Il gioco prevede 25 livelli con dei puzzle da risolvere per porre fine alla nostra vita. Alcuni risultano molto semplici, quasi banali. In alcune situazione bastava per esempio saltare giù da un palazzo o saltare da un treno in corsa.

In altri livelli ci troveremo dei puzzle più complessi, alcuni assolutamente geniali. E’ proprio questa la forza del gioco. L’assurdità dei puzzle e l’atmosfera ironica che è presente in tutta la durata del gioco. Infatti proprio il fatto di essere un gioco “alla rovescia” e di dover perdere per vincere dona un’aria di freschezza e di spensieratezza al titolo. Il gioco offre poi un sacco di citazioni e alcuni livelli ispirati per esempio a Super Mario, citazioni a Frankenstein o meccaniche alla Portal. Tutte cose che faranno piacere ai giocatori più esperti.

Tecnica

Già dal primo sguardo si capisce che parliamo di una piccola produzione a basso budget, detto questo il gioco risulta comunque colorato e piacevole da vedere. Qualche problema, anche un pò fastidiosa sta nella fisica del gioco, spesso quando dobbiamo spostare degli oggetti in maniera un pò più precisa, fare un salto o addirittura guidare qualche mezzo sparso in qualche livello risulta un pochino frustrante. Ci è capitato anche qualche piccolo problema di compenetrazione degli oggetti.

Morte in realtà virtuale

La trasposizione in realtà virtuale di Suicide Guy è piacevole e si sposa bene al tipo di gioco. Come spesso accade i VR sense fungeranno da mani con cui potremmo interagire con gli oggetti di gioco per risolvere i puzzle dei vari livelli. Con la levetta analogica invece sposteremo il nostro personaggio. Da segnalare qualche problema di motion sickness, essendo un pò più “frenetico” rispetto ad altri giochi in realtà virtuale potrebbe causarvi qualche piccolo fastidio.

In conclusione

Suicide Guy VR è una buona trasposizione in VR del gioco originale che risulta sempre fresco e divertente. Ovviamente parliamo di un gioco a basso budget venduto a prezzo budget, quindi non aspettatevi una grossa produzione. Il gioco è comunque divertente, l’idea è originale e potrebbe essere sfruttata meglio magari in un seguito. I puzzle sono spensierati e mai eccessivamente frustranti. Per non parlare di alcune chicche che faranno sorridere molto hardcore gamer.

Suicide Guy VR è quindi un’ottima occasione per riscoprire un classico indie di qualche anno fa o un’occasione per scoprirlo nel caso in cui ve lo foste perso.

 


Luca

Da sempre appassionato di videogiochi, ho iniziato con i primi giochi sul Commodore 64, fino a consolidare la mia passione con l'arrivo della prima Playstation. Questo mi ha portato a cercare lavoro presso Gamestop dove lavoro tutt'oggi. Adoro i giochi single player, soprattutto quelli con delle belle storie.