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Valiant Hearts: Coming Home – Recensione

Valiant Hearts: Coming Home – Recensione

Valiant Hearts: Coming Home è il gioco di casa Ubisoft con atmosfere che richiamano la prima guerra mondiale. Il primo capitolo uscì nel lontano 2014, Valiant Hearts: The Great War e fu un’esperienza intensa e ben realizzata. Valiant Hearts: Coming Home è un puzzle di esplorazione, uscì inizialmente per mobile e ora è disponibile su PC, PlayStation, Switch e Xbox. Si tratta di un videogames che racconta l’orrore della guerra con una voce narrante e tante immagini. Un racconto immaginario in cui rivisitiamo luoghi storici e riviviamo eventi della prima guerra mondiale.

Questi giochi li reputo molto educativi anche per via dell’utilizzo di vari documenti storiografici.

Il precedente capitolo, The Great War fu realizzato col motore grafico UbiArt Framework, fondeva in modo naturale le immagini bidimensionali e gli scenari 3D per simulare delle prospettive e velocità di fuga. Invece questo nuovo capitolo utilizza il motore grafico Unity che ricrea lo stesso feeling.

Valiant Hearts: Coming Home

Ritroviamo Freddie, Karl e Anna tra trincee, bombardamenti, ospedali e anche in momenti di serenità. Lo stile grafico non è cambiato, è uno stile fumettistico con disegno in 2D caricaturale ed espressivo. La narrazione è un intreccio tra i vari personaggi con l’aggiunta di innesti documentaristici ed enigmi.

Per quanto riguarda la storia il gioco si pone subito dopo agli avvenimenti del primo capitolo, anche se all’epoca poteva anche sembrare concluso. Valiant Hearts: The Great War era un mix ben bilanciato fra dramma e umorismo, speranza e malinconia che mostrava tutti gli orrori della guerra.

Storia

Coming Home riprende nel 1917, proprio mentre le truppe americane entrano in guerra.  La storia si svolge in 19 scene suddivise in tre capitoli. Come ho detto poco fa, ritroviamo Freddie, Karl e Anna (dottoressa belga) e vengono introdotti dei nuovi personaggi, James (fratello del coraggioso Freddie) , che si è arruolato dell’esercito Americano e George, aviatore Inglese specializzato nella fotografia aerea. Inoltre c’è anche Ernst, sommergibilista tedesco che risolve gli enigmi ambientali e le scene insieme a George. Ogni personaggio ha il suo tipo di approccio e il su background narrativo. L’approfondimento dei personaggi è altalentante, alcuni sono molto esplorati e altri invece sono meno cratterizzati, ognuno ha sezioni uniche e specifiche competenze.

Le sezioni musicali sono state affidate a Ernst e James, che sono un violinsita e un clarinettista. Per completare queste missioni dobbiamo interagire eseguendo le note al momento giusto e suonare insieme.

Il tutto è ambientato durante la prima guerra mondiale, 1915-1918, racconta scorci diversi dal primo capitolo. E’ stato approfondito l’argomento sugli Harlem Hellfighters, la prima unità di fanteria afroamericana dell’Old 15th” dell’esercito americano. Non ci sono eroi glorificati o battaglie esplosive, siamo invece testimoni delle lotte, dei sacrifici e delle cicatrici emotive sopportate dalla gente comune.

Per chi non lo sapesse durante la prima guerra mondiale questo battaglione ha combattuto e e ha contribuito ad abbatere delle barriere raziali.

In questo capitolo vediamo l’impatto che la guerra sta avendo sulle persone,tra normalità e combattimenti, amicizia e sopravvivenza cercando di non perdere la propria umanità.

Narrazione

Per quanto riguarda la narrazione, si presenta in modi diversi, una voce narrante introduce gli spezzoni del gameplay e ci illustra gli antefatti delle situazioni. Mi viene in mente una sorta di libro illustrato che spiega tutto in forma visiva con l’aggiunta di documenti con foto reali e testi. I testi che troviamo sono storiografici e appartenenti all’epoca, tutti con relativa descrizione. La grafica è stata realizzata con uno stile stilizzato e disegnata a mano in 2D, Il tutto è stato accompagnato con musica al pianoforte e musica jazz che contribuiscono in modo piacevole all’atmosfera del gioco.

Inoltre troviamo anche dei minigiochi, rhythm game, che sono collegati all’Harlem Hellfighters.

Gameplay

Nel gameplay sono state introdotte delle piccole novità, soprattutto nei minigiochi. I puzzle sono semplici e la narrativa è più compatta. In determinate fasi controlliamo uno dei personaggi risolvendo semplici enigmi ambientali eseguendo una ricerca e una combinazione di oggetti, attivare interruttori o controllare macchinari e cosi via.

Per risolvere alcuni enigmi abbiamo bisogno del nostro fedele compagno Walt, il cane.

I minigiochi non solo spezzano gli standard delle varie situazioni, sono studiati per funzionare nel migliore dei modi, sono abbastanza semplici da superare. In uno ad esempio voliamo con l’aereo evitando nemici e contraeree, in un altro curiamo feriti e cosi via.

Conclusione

Valiant Hearts: Coming Home è un gioco che trascina il giocatore nella sua narrazione, riesce a raccontare la guerra senza diventare melodrammatico e mettendo in scena dei personaggi che cercano di mantenere sempre la loro umanità. Il gioco ha un valore formativo grazie alla narrazione che viene completata con gli innesti documentaristici. Valiant Hearts: Coming Home ritrae con successo gli orrori della guerra,  evoca un palpabile senso di terrore, anche durante i momenti più leggeri.  E’ davvero piacevole ascoltare e “vivere” la guerra attraveerso un racconto visivo come se fosse un libro interattivo e, secondo il mio parere, potrebbero utilizzarli per farla capire agli studenti in modo alternativo.

Valiant Hearts: Coming Home – Recensione

Giovanna

Sono appassionata di videogames, gioco da circa 13 anni, possiedo tutte le console,amo i giochi che riescono a coinvolgermi e sono impegnativi, tra i miei preferiti c'è Zelda, Assassin creed e Uncharted. Amo serie tv e film soprattutto horror, sono appassionata di libri horror, thriller e fantasy.