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Return To Monkey Island – L’avventura che aspettavamo dal 1991 – Recensione

 Return To Monkey Island mantiene tutte le promesse, Ron Gilbert e il suo team sono tornati assieme per confezionarci un’avventura che è la perfetta continuazione di Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge. Se siete come me fan della serie la recensione potrebbe finire qui; se non lo siete i casi sono due o siete troppo giovani o non vi piace il genere.

Ron Gilbert firma un sequel da Oscar.

Cosa è Monkey Island

Se siete troppo giovani è il momento di scoprire cosa è e perché è così importante Monkey Island e come mai seppur non lo abbiate mai giocato conoscete già un po’ Monkey Island.

Monkey Island è, seppur non ufficialmente, ispirato a un’attrazione presente nel parco tematico DisneyWorld chiamata I Pirati dei Caraibi che il gioco omaggia in varie occasioni.  Anni dopo Disney produrrà un film ispirato alla sua attrazione e a non mancherà, a sua volta, di citare  The Secret of Monkey Island nei film della serie intitolata appunto I Pirati dei Caraibi. Il capitano Jack Sparrow (interpretato da Johnny Depp) ad esempio usa una bara come barca a remi, proprio come Guybrush nel gioco. Inoltre, sia la pellicola che il gioco presentano una misteriosa donna vudù caraibica che vive in una palude.

Ma prima di tutto questo era lo SCUMM

Lo SCUMM è il bar di Mêlée Island, isola dove inizia il primo gioco me è anche un acronimo Script Creation Utility for Maniac Mansion un’applicazione creata dall’allora Lucasfilm Games  per semplificare lo sviluppo dell’avventura grafica Maniac Mansion (1987).

Lo SCUMM diventerà l’interfaccia punta e clicca in cui verranno implementate tra le migliori avventure grafiche tra fine anni 80 e fine anni 90. The Secret of Monkey Island e Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge rappresentano per molti l’apice di quella produzione. Monkey Island è stato il sinonimo di avventura per un’intera generazione di videogiocatori.

 Return To Monkey Island può essere perfettamente giocato senza conoscere i primi due capitoli e potrebbe sembrarvi solamente un ottimo gioco. Mentre se lo avete atteso circa 30 anni ogni riferimento ai capitoli originali vi riempirà di gioia e vi strapperà magari anche una lacrimuccia.

Trama

Return To Monkey Island riprende subito dopo gli eventi di Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge , il che ha senso, poiché questo segna anche il ritorno del creatore della serie, Ron Gilbert, alla produzione di Monkey Island. Sebbene Gilbert non sia stato coinvolto in Curse (1997), Escape (2000) o Tales Of (2009), i loro contributi ai miti di Monkey Island sono ancora molto rispettati, con personaggi e battute che spuntano dappertutto nella tradizione nerd. Tornato al posto di guida, la domanda su cui Gilbert ci invita a riflettere in Return To Monkey Island è semplice ma di grande effetto: “Qual era il segreto di Monkey Island?“.

Il goffo aspirante pirata protagonista Guybrush Threepwood torna a Mêlée Island per confrontarsi con i vecchi amici e scoprire il segreto una volta per tutte. Ovviamente dovremo confrontarci con la nostra nemesi e affrontare i temibile Pirata Zombie LeChuck.

Return To Monkey Island è molto di più di un pacchetto nostalgia e si rivela un gioco molto intelligente e ben fatto anche per i nuovi arrivati.

Gameplay

Per non infrangere la tradizione  Return To Monkey Island è ancora un gioco di avventura punta e clicca, e può essere giocato con il touch ma la sua interfaccia è stata pensata per i pad e non ripiangerete di non avere un mouse.

Poi il gioco resta fedele alle sue origini: è un’avventura grafica come i precedenti capitoli.

Comunemente le avventure grafiche rientrano nel sottogenere punta e clicca  point-and-click, una classe di giochi in cui si controlla un personaggio mostrato in terza persona nello scenario del gioco, utilizzando principalmente il mouse. L’espressione “punta e clicca” deriva dalla classica azione eseguibile nei giochi di questo tipo: puntare il cursore presente nella schermata di gioco verso determinati punti sensibili (come oggetti, personaggi, luoghi) e cliccare per eseguire una particolare azione su di essi. Ovviamente esistono anche avventure grafiche che non hanno bisogno del mouse, ma utilizzano altri dispositivi di puntamento.

Nei panni di Guybrush, un pirata scapestrato e sciroccato ,giriamo per isole piene di personaggi con cui parlare e una marea di enigmi da risolvere. In linea generale la difficoltà degli enigmi mi è sembrata un po’ più bassa del passato ma penso che in gran parte il merito vada alla nuova interfaccia che rende evidente i punti con cui interagire e quindi è difficile rimanere bloccati perché si è perso un oggetto.

Ma se rimarrete bloccati non preoccupatevi perché una vecchia conoscenza regalerà a Guybrush un libro magico intitolato “Un aiuto sarebbe utile” che se interpellato guida il giocatore nella giusta direzione con consigli dapprima sibillini ma se insistiamo a interpellarlo ci spiegherà come procedere.

Trovo questo libro una componente importantissima del gioco. Infatti il suo uso è completamente opzionale ma nel caso un giocatore rimanesse bloccato non dovrà ricorrere a Internet per ricevere aiuto in modo da evitare possibili spoiler. Inoltre il libro “Un aiuto sarebbe utile” non ci sbatte in faccia subito la soluzione ma ci pungola a trovarla da noi.

Grafica

La principale lamentela mossa a Return To Monkey Island quando è stata rivelato all’inizio di quest’anno riguardava il suo stile artistico dato che alcuni rumorosi fan piangevano perché questo gioco non era in Pixel Art. La polemica è stata sterile perché Monkey Island ha usato sempre i migliori standard grafici dell’epoca. E già tra primo e secondo capitolo c’è un bel salto stilistico. Infine l’utenza deve capire che quali siano le sue preferenze è l’autore di un’opera che ne sceglie stile e tono,  noi siamo solo lettori.

Lo stile visivo di Return To Monkey Island è moderno e al passo coi tempi e al contempo ricorda le ultime produzioni delle Lucasfilm games come Day of the Tentacle.

La meticolosa cura degli scenari e i colori vividi danno vita agli ambienti di gioco e i nuovi personaggi si adattano facilmente al nuovo stile e le vecchie conoscenze non sembrano mai fuori posto. Uno stile artistico come questo riesce essere molto più espressivo della pixel art che avrebbe soddisfatto i nostalgici al costo di un prodotto inferiore.

Conclusioni

Return To Monkey Island non solo è il meritato seguito dei precedenti capitoli è un gioco oggettivamente migliore sotto tutti gli aspetti. E non c’è da stupirsi sono passati 30 anni e l’industria videoludica si è evoluta. La differenza non è solo nel progresso tecnologico e nel ritorno di Ron Gilbert ma di un’intero team che lavorò ai titoli originali che hanno confezionato un capolavoro che bilancia perfettamente nostalgia e innovazione e che spero rilanci un genere che sembra dimenticato.

Se avete già vissuto l’epopea di  Guybrush questo capitolo è quasi un obbligo, altrimenti è solo la migliore avventura grafica con cui approcciarsi al genere.

 

 

Andrea

Gioco da sempre a tutto, partito con l'apple IIc, ho giocato su tutti i processori della serie 8086 per poi diventare Nintendaro per colpa degli emulatori. Ma ora Voglio solo HW originale oppure scoprire cosa può offire il cloud. Sono forse schizofrenico?