Recensione

Recensione di YIIk: a postmodern RPG

YIIK: a postmodern RPG
YIIK attinge a piene mani dalla sorgente dei jrpg classici, in tutte le sue meccaniche. È pressochè impossibile non notare le similitudini con uno dei capitoli della saga classica di Final Fantasy, giusto per citarne una. Abbiamo quindi una storia lineare, la classica world map in miniatura che dà quel senso di mondo aperto ed il sistema di combattimento a turni.
Sebbene YIIk abbia preso in eredità tutte queste caratteristiche, non manca di portare qualche novità. Ed è proprio qui che il titolo sviluppato da Ackk Studios e pubblicato da Ysbryd Games (disponibile solo in inglese) presta il fianco a più di qualche criticità.


L’inizio è alquanto crudo: saremo dati in pasto al gioco senza alcuna informazione o tutorial; niente di niente. Riusciremo a capire dal contesto, che il nostro primo obiettivo sarà arrivare a casa del protagonista; anche qui senza alcuna informazione sulla sua locazione.
Impersoneremo Alex, ragazzo hipster che ha appena concluso gli studi del college e che si appresta a tornare a casa. Fin da subito Alex ci trasmette la sua ansia riguardo al futuro, giacchè non sa ancora cosa farà da questo momento, della sua vita. Una volta arrivati a casa, troviamo un biglietto con la classica lista della spesa affidatoci da nostra madre. Rimuginando, decideremo di collaborare. Il viaggio verso il supermercato ci porterà ad incontrare un gatto che ricorda in viso un quadro di Salvador Dalì. Il felino ci ruberà la lista della spesa e saremo quindi costretti ad inseguirlo. La rincorsa al gatto ci porterà ad un edificio apparentemente abbandonato e sinistro. Questo rappresenterà fondamentalmente il primo dungeon del gioco. Cercando lungo i piani dell’edificio, faremo la conoscenza della padrona del gatto, Sami, la quale viene rapita da due misteriose entità. Tornati e casa e sconvolti per l’accaduto, decideremo di cominciare la ricerca di Sami per salvarla.

Il carattere e l’ambientazione di YIIK prendono spunto dall’immaginario pop degli anni 90. Basti guardare le armi del nostro party: il nostro Alex scenderà in campo con un giradischi ed un disco in vinile classico, mentre altri membri del team sceglieranno oggetti che rimandano alle loro passioni. Così avremo chi utilizzerà una macchina fotografica o una tastiera o ancora un cartello. Il gioco abbonda di citazioni all’epoca ed anche la colonna sonora riporta con la mente a suoni di fine secolo scorso. Tutto ciò fa da sfondo ad una storia ben costruita e alimentata dal mistero. Vi troverete a voler andare avanti per scoprire tassello dopo tassello, segreto dopo segreto.

 

 

YIIk ha senza dubbio qualcosa da raccontare; e lo fa anche in modo originale. E se la trama e le sue sfaccettature ci sono piaciute tanto, il gameplay e alcune meccaniche di questo gioco, proprio non sono degne del messaggio nobile che vuole portare.
Partiamo innanzitutto dalla cosa più fastidiosa (a parer nostro) in assoluto. YIIk ha dei tempi di caricamento davvero lunghi…A memoria, non ricordiamo di aver visto dei tempi così lunghi neanche in produzioni tripla A di questa generazione di qualsiasi console (e neanche nella scorsa). Sono davvero lunghi e fastidiosi, difficili da digerire.

Il combat system è il classico a turni tipico dei jrpg, sebbene punti tutto su quick time events che dovremo reiterare per creare delle combo di dino a 15 colpi. La cosa strana (e noiosa) è che saremo in grado di colpire i nostri avversari solo e soltanto creando delle combo. Ogni colpo dovrà essere caricato per svariati secondi e l’area del quick time event non è affatto permissiva. Questo porterà i tempi dei combattimenti ad essere molto lunghi e francamente esasperanti, soprattutto tenendo conto che ci saranno i QTE anche nelle fasi di difesa da un attacco nemico.
Un’altra caratteristica molto poco azzeccata è il levelling. In YIIk infattti non scatterà il level up una volta ottenuto il quantitativo necessario, ma dovremo entrare in un “dungeon mentale”. L’idea può anche essere originale, ma è realizzata davvero male e soprattutto, esattamente come all’inizio del gioco, nessuno ci dirà nulla di come e cosa fare.

Conclusioni:
YIIk è un gioco dalle due facce: riesce a tenerti incollato alla console coi suoi misteri e la sua storia, ma al contempo riesce a stancarti con le sue meccaniche macchinose e pedanti. Possiamo dire che YIIk ha un’anima, manca però di spina dorsale. Se vale la pena giocare questo titolo, dipende da quanto siate in grado di scendere al compromesso con un gameplay che non è certo un capolavoro e che ne tarpa pesantemente le ali.