Wolf Man – Il reboot di un classico – Recensione
Wolf Man – Il reboot di un classico – Recensione
Wolf Man è il reboot del classico racconto del lupo mannaro di Leigh Whannell del 1941. Quest’ultimo è anche sceneggiatore e regista della versione del film del 2022 dell’Uomo Invisibile. Ora è ritornato con il suo Wolf Man, la rivisitazione di un classico, con il candidato ai Golden Globe Christopher Abbott (Povere Creature!, It Comes at Night) e la vincitrice dell’Emmy Julia Garner (Ozark, Inventing Anna).
La nostra recensione è basata su una copia del film che ci ha gentilmente fornito Plaion Pictures Italia e Midnight Factory Italia . Wolf Man è disponibile dal 4 aprile in DVD, Blu-ray e Steelbook 4K Ultra HD + Blu-ray.
Dai creatori de L’uomo invisibile arriva un nuovo terrificante incubo
EXTRA E BONUS FEATURES
- Commento al film con il co-sceneggiatore e regista Leigh Whannell
- Scatenare un Nuovo Mostro
- Progettare l’UOMO LUPO
- L’orrore a portata di mano
- Incubi e Paesaggi Sonori
EDIZIONE STANDARD:
DVD 1 DISCO
BLU-RAY 1 DISCO
Trama
Blake, marito e padre di San Francisco, eredita la casa d’infanzia nell’Oregon dopo la scomparsa del padre. Amava andare in giro per il bosco con il padre a caccia di una bestia misteriosa. Blake si era trasferito in una grande città. Con il logorarsi del suo matrimonio con Charlotte, Blake convince la moglie a visitare la proprietà con la loro giovane figlia, Ginger. Ma quando la famiglia si avvicina alla fattoria nel cuore della notte, viene attaccata da un animale invisibile e, in una fuga disperata, si barrica all’interno della casa, ma è accaduto qualcosa. Solo così capisce che i ricordi offuscati e i pensieri del padre non erano poi così sbagliati, non erano allucinazioni o incubi. Con il passare della notte, però, Blake inizia a comportarsi in modo strano, trasformandosi in qualcosa di irriconoscibile.
Purtroppo non sempre tutto torna nelle sceneggiature, non è sempre coerente e le decisioni dei personaggi sono le classiche decisioni sceme che si prendono nei film horror. Diciamo che la trama è abbastanza classica, semplice, piccola e un po’ datata purtroppo, ma il film riesce comunque a tenerti col fiato sospeso nei momenti clou e in tensione quanto basta. Ci sono delle lunghe sequenze silenziose, oserei dire tombali, con ombre e sagome che strisciano nell’oscurità. Il lupo non si vede quasi mai, ma lo percepisci; la sua presenza non ti molla un attimo, ma continua a essere sfuggente e a mimetizzarsi nel buio. Solo di tanto in tanto mostra una parte di sé, come artigli, zanne e occhi luminosi.
Nella parte finale cambia il tono; l’andamento della storia stravolge il ritmo e il lupo, la bestia, diventa protagonista centrale ed esce allo scoperto. In wolf man si sono affidati a un’ottima effetti speciali artigianali, con un’espressività e un trucco creato in modo efficace e disturbante. Di diverso troviamo il punto.
L’insieme di Wolf Man è una buona rielaborazione di un vecchio cult, un mix di atmosfera e tensione che prende la palla al balzo per parlare del legame padre-figlio. Il cambio di tono nella parte finale del film dà un tocco in più, anche se avrei preferito fosse tutto così, ma è stato fatto in modo coerente e funzionale. Non è un horror da far tremare di paura; punta più sulla tensione e sull’atmosfera che sulla paura vera e propria. Chi chi ama il genere e conosce il genere sa già cosa ci si può aspettare e non resterà deluso.