Pine: Una storia di perdita – Recensione
Pine: Una storia di perdita – Recensione
Talvolta la vita fa male. Il tempo scorre come un fiume impetuoso e i doni ricevuti vanno via. Ed è qui che arriva la depressione, ma solo resistendo si potrà andare avanti ed essere sereni. Questa è Pine, una storia di perdita come segnala il sottotitolo.
Pubblicata su Nintendo Switch e su Steam il 13 dicembre 2024, è una visual novel drammatica pubblicata da Fellow Traveller Games e sviluppata dallo studio Made Up Games. Quest’ ultimo ha come fondatore Tom Booth , illustratore di Dreamworks e di Nickelodeon, e il programmatore Najati Imam.
Di recente, abbiamo provato il gioco su Switch e oggi, in vista del Natale, una festività antitetica con l’ atmosfera del gioco, intendiamo analizzarlo per voi e con voi. Ringraziamo il publisher per la fornitura del codice di gioco e auguriamo a tutti voi buone feste.
TRAMA
La storia si svolge in un bosco immerso da fitti arbusti e da pianure fertili. Qui vive Pine, un campagnolo che ogni giorno deve procurarsi da vivere. La sua vita non è più la stessa dopo la morte di sua moglie.
Infatti, tra un’ attività agricola e un disboscamento, egli rimurgina sui momenti più belli passati con lei, che vengono presentati sottoforma di flashback. Da qui parte la promessa per una storia strappalacrime su un uomo in lotta con la nostalgia e con le sue conseguenze.
La storia, nel complesso, è molto semplice e procede con un ritmo molto lento. Sicuramente comprendiamo che questo stile narrativo non piacerà a tutti, ma da un punto di vista autoriale è comprensibile. Parliamo di una scelta coraggiosa.
Di base c’è lo scopo di legare lo sviluppo delle vicende della storia con l’emotività del protagonista. Tuttavia avremmo gradito che questa semplicità venisse avvalorata da una rappresentazione più attenta del rapporto tra Pine e sua moglie.
Per tutti i flashback, almeno fino a quelli della stagione invernale, i due innamorati si vedono impegnati in semplici attività allegre senza un vero e proprio profilo psicologico. Più impattante, tuttavia, risulta la morale.
Non intendiamo fare alcuna anticipazione, ma sappiate che ci sarà tanto da riflettere. Difatti Pine è un gioco che si lascia aprire alle interpretazioni, nonostante la sua scarsa profondità in termini di storia. Emotivamente parlando, però, è un gioiellino, privo per altro di dialoghi.
GAMEPLAY
In merito al gameplay di Pine: Una storia di perdita non c’è bisogno di spendere troppe chiacchiere. Nel gioco sono state inserite delle meccaniche di un semplice punta e clicca adattandole ad un sistema giornaliero e stagionale.
Ogni giorno Pine si deve svegliare e noi dobbiamo ordinargi di andare a prendere l’acqua per le piante, annacquare le stesse piante, raccogliere legna, fasci d’erba e la roba da mangiare. Per queste attività dovremmo usare il touch dello schermo della Switch, i comandi normali o il pad analogico.
Non sempre i movimenti da effettuare saranno liberi. In acune circostanze, Pine si sentirà in situazioni difficili, come, per esempio, di fronte ad un rubinetto rotto. In quel caso dovrete metterci tanta pazienza e olio di gomito.
Spesso i ricordi di Pine su sua moglie si fanno vivi non appena egli vede un elemento che la ricorda. Da questo momento in poi il giocatore finisce nella memoria del protagonista, dove ad attenderlo ci sono dei minigiochi.
Questi rompicapo, legati alle attività di Pine e sua moglie, sono semplici e brevi. Per esempio bisogna capire come allineare bene le verdure nell’ orto, suonare delle bacchette con la nostra ragazza in un piccolo omaggio ai giochi ritmici o trovare le note giuste per una canzone.
Inoltre è presente anche un momento in cui il Pine del presente deve intagliare tante sculture in legno su sua moglie. Questo suo atteggiamento dimostra come la vita di un uomo possa farlo morire dentro.
La ricerca di una felicità che non si potrà pìù riavere è qualcosa di vano e conduce ad effetti peggiori di quelli già provati. E questo Pine dovrà capirlo da solo. Detto ciò, a questo punto, si potrebbe anche chiudere qui questo paragrafo.
L’esperienza di Pine: Una Storia di Perdita è tutta qui. Per più giorni ci ritroveremo a fare sempre le stesse cose con delle variazioni minime, oltre ad immergerci in ricordi brevi senza alcun tipo di svolta. Perciò, il gameplay di Pine potrebbe essere accolto in maniera polarizzante.
Sicuramente capiamo che la ripetitività estrema delle attività del gioco è giustificata dalla volontà di illudere i giocatori con il gioco della lunghezza apparente del tempo in cui è ambientata la trama.
Tuttavia, se questa decisione funziona in un racconto, non funziona tanto bene in un videogioco. Dopo qualche ora vi verrà la noia e non ci sarà nient’altro da fare perché il gioco dura solo un’ ora. Quindi consigliare questo titolo potrebbe essere molto difficile.
Dipende solo da voi. Se volete una storiella da seguire in poco tempo e senza fronzoli o se siete attratti dal dramma di Pine, fatelo, altrimenti vi troverete un gioco con un buon messaggio, ma con poca sostanza ludica.
COMPARTO TECNICO
Graficamente, il gioco fa una bella figura. Le ambientazioni, per quanto siano monotone e vuone, sono realizzate con uno stile pittoresco dai colori caldi e cupi. Il livello di dettaglio per le texture degli alberi e dell’ erba è ben curato.
Invece gli altri elementi a schermo sono stati realizzati con uno stile di disegno 2D cartoonesco. Le animazioni possono presentare qualche frame in meno, ma non danno particolari fastidi.
D’altronde si tratta di un effetto in chiave con la scelta di rappresentare il mondo del gioco come se fosse ambientato in un libro per bambini, un settore in cui Tom Booth ha lavorato in varie occasioni.
Per questa stessa ragione i personaggi sono illustrati in modo molto semplice. Non presentano pieghe per i vestiti e i loro corpo è stato realizzato mischiandi linee ondoate sottili in alternanza a linee spigolose. I colori delle loro palette sono pochi, ma li rendono distinguibili ed unici già dal primo impatto.
Infine, non si può evitare di far cenno alle musiche. Le ost di Pine: Una storia di perdita sono poche e si fanno sentire solo al momento opportuno. In questo modo riescono a trasmettere le sensazioni giuste nei momenti più adatti.
Sentirle per una sola volta non le renderà di certo memorabili, ma, con il tempo, qualcosina inizierà a farsi sentire nella vostra testa. D’altronde il modo magistrale con cui ogni nota è stata accordata per esprimere il senso di dolore di Pine vi sorprenderà in positivo. Basta solo avere pazienza.
CONCLUSIONE
Tirando le somme, Pine: Una storia di perdita può essere definito un “anti-gioco” che da’ molto focus alla sua componente narrativa, lasciando, però, il sistema di gioco fiacco e ripetitivo.
Sicuramente si tratta di una scelta che ha il suo perché, ma i suoi risultati non ci hanno convinto del tutto. Almeno la storia, per quanto sia semplice e per certi versi pesante, si fa seguire dall’inizio alla fine.
Inoltre la buona cura nella realizzazione del comparto tecnico vi convincera a dare al gioco un’ altra chance. Trovate la versione Switch di Pine: Una storia di perdita sull’ eShop a 9,99 €. Fino al 2 gennaio 2025 il gioco è sotto sconto del 10% con un prezzo di 8,99 €.