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Hyrule Warriors: L’era della calamità – Recensione

Quando pensiamo ai primi giochi usciti su Switch, difficilmente non si può prendere in considerazione The Legend of Zelda: Breath of the Wild, un titolo che ha lasciato il segno durante il passaggio dalla Wii U alla nuova generazione.

Non era per certi aspetti uguale ai precedenti Zelda, ma, comunque, la sua immersità, le sue sfide e, persino, un aspetto tanto discusso, ma geniale come la resistenza delle armi si sono dimostrate le sue carte vincenti.

Ecco perché adesso il game director Eiji Aonuma si sta occupando del sequel, di cui non abbiamo notizie dall’ E3 del 2019.

Tuttavia sembra che, nell’ attesa, non si sia voluto lasciare i fan del primo gioco nella noia totale.

Serviva qualcosa che, pur non essendo un titolo principale della serie, poteva offrire e raccontare qualcosa di nuovo.

A ciò ci hanno pensato Hidemaro Fujibayashi, il game director del gioco per Switch e Wii U, che ha proposto allo stesso Aonuma l’idea di un musou che si sarebbe incentrato su ciò che c’è stato prima dell’ultima avventura di Link.

Pertanto Nintendo si è affidata a Omega Force, lo studio di Koei Tecmo noto per i titoli della serie Dynasty Warriors e per Hyrule Warriors.

E che cosa ne è uscito fuori? Hyrule Warriors: L’era della calamità, un musou hack and slash.

Il gioco è uscito il 20 novembre per Nintendo Switch, anche se abbiamo avuto modo di provare pure la demo uscita un mese prima.

Detto ciò, cerchiamo di analizzarlo per vedere se ci troviamo di fronte a qualcosa di divertente o di noioso.

Questo anche considerando il fatto che i musou non sono un genere così tanto apprezzato in Occidente.

Persino l’autore di questa recensione può confermarvi di non essere un grande fan di questo tipo di giochi e che piuttosto preferisce i giochi esplorativi della storica serie Nintendo.

Ora, però, bando alle ciance.  Armiamoci di coraggio e pazienza e andiamo a salvare Hyrule! Let’s-a go!

 

TRAMA

Per quanto riguarda la storia, Hyrule Warriors: L’era della calamità si differenzia molto dal suo predecessore.

Se nel primo musou, uscito nel 2014 per Wii U,  la trama era solo un pretesto per giustificare le nostre azioni, qui risulta fondamentale.

Infatti, come già detto, il gioco si pone come un prequel di Breath of the Wild con l’intento di raccontare ciò che c’è stato prima della vittoria di Ganon.

Per essere precisi, ci troviamo 100 anni prima del risveglio di Link, il quale combatte per conto del re Rhoam, re di Hyrule e padre di Zelda.

In quel momento, il regno non se la sta passando bene. Infatti la calamità ha deciso di mandare le sue truppe di mostri a invadere il posto.

Pertanto la nostra prima missione sarà quella di sconfiggere i perfidi nemici in modo tale da poter imparare le varie combo e le varie mosse che potremo sfruttare nel gameplay.

Tuttavia, durante la battaglia, Link s’imbatte non solo in una giovane, indifesa e scaltra Impa, ma anche in un piccolo guardiano bianco che viene dal futuro.

Infatti, come si vede nella scena di gioco iniziale, questa piccola creatura si è attivata proprio durante la conquista di Ganon ed è tornata indietro nel tempo per avvisare i nostri eroi del destino a cui andranno incontro.

Una volta che Link, Impa e Zelda lo scoprono grazie all’ aiuto di Rovely e Pruna, il loro compito sarà quello di cercare i Campioni in modo da impedire la loro già nota e tragica fine.

Insomma. Qui ci fermiamo e non andiamo oltre per non fare spoiler.

Le cutscenes sono profonde pian piano che si va avanti e per certi versi ci hanno sorpreso in più occasioni mettendo a fuoco alcuni tratti della personalità dei personaggi (seppur questi non siano perfetti).

In particolare, la trama si concentra principalmente su Zelda, sulle sue relazioni con il padre e sulla sua ricerca di un misterioso potere.

Al tempo stesso, però, c’è anche un occhio di riguardo per i Campioni ai quali il giocatore si appassionerà sin da subito notando non poco le loro relazioni.

Per esempio, Daruk si dimostrerà una buona compagnia rispetto a Revali che vi starà un po’ antipatico.

Tuttavia c’è un piccolo problema: il guardiano bianco stesso.

Ora… Il motivo del viaggio del tempo non è un tema nuovo nell’universo di Zelda. Ci sono state diverse timelines sin dai tempi di Ocarina of Time.

Però un escamotage del genere non ha senso per un gioco che dovrebbe raccontare gli eventi prima di Breath of the Wild.

Intendiamoci: parliamo di un gioco che partiva dalla vittoria del nemico, un aspetto che manco era così ben spiegato là e che qui i fan si aspettano di conoscere in modo dettagliato, di vivere con i loro stessi occhi.

Ecco perché, quindi, siamo consapevoli del motivo per il quale questa narrativa farà dividere la community tra chi la amerà e la odierà.

In particolare anche il finale. Giustamente non vi diciamo come va a finire il gioco, ma vi diciamo che vi porterà a tante discussioni e teorie fantasiose.

In ogni caso la trama, almeno, pur essendo fondata su quest’elemento, cerca di fare del suo meglio per catturare l’attenzione del giocatore.

 

 

GAMEPLAY

Con Hyrule Warriors: L’era della calamità, Nintendo ha deciso di riunire ancora una volta le caratteristiche tipiche di Zelda con quelle dei vari Dynasty Warriors.

Una cosa che potrebbe spaventare, in effetti, i detrattori del genere di gioco.

Infatti il motivo per cui i musou sono stati a lungo odiati sta tanto nella loro ripetività, scandita da delle battaglie contro miriadi di nemici da sconfiggere tramite la pressione di alcuni semplici tasti.

Eppure questo gioco, per quanto non sia per tutti, si dimostra per certi versi molto interessante.

All’ inizio ci ritroveremo a controllare solo Link, che è armato di spada, scudo e archi, ma dopo ci imbatteremo in molti altri personaggi.

Si pensi a Impa, a Zelda, ai Campioni e a molti altri che dovranno essere sbloccati completando certe sfide più avanti.

In totale il roster conta 19 guerrieri intercambiabili premendo il tasto in alto della croce direzionale del controller.

Per loro Koei Tecmo e Nintendo non si sono limitati a dei semplici attacchi deboli e forti e alle combo.

Ognuno, infatti, è caratterizzato dal fatto di avere un proprio stile di combattimento da imparare e sfruttare bene e ciò diversifica in grande lo stile di gioco.

Link picchia usando le sue armi, Impa può creare delle copie di sé stessa, Revali può attaccare in volo, Urbosa fa saggio uso dell’elettricità….

A voi la scelta! Ogni lottatore si presenta adatto alle vostre preferenze!

Non mancano, poi, alcune caratteristiche prese da Breath of the Wild.

Si pensi alla schivata perfetta e al parry che dovranno essere fatte al momento giusto per garantirsi la vittoria in modo molto agevole.

Inoltre non sono mancate neanche le abilità conferite dalla tavoletta Sheikah che in questo gioco può essere usata da tutti.

Nel caso di Link, i poteri sono gli stessi che abbiamo già visto in BOTW, ossia la possibilità di lanciare bombe, lo Stasys, il Kalamitron e il Glacyor.

Invece, per quanto riguarda gli altri personaggi, sono state introdotte nuove mosse sulla base dei loro gameplay.

Tutte azioni che si aggiungono agli attacchi ai punti deboli, pensati per i nemici più forti, così come anche alla possibilità di usare delle bacchette elementali e una paravela e agli attacchi extra che faranno molto male.

Insomma. Possiamo dire che ci troviamo di fronte a un musou che, pur essendo ripetitivo per via della sua natura basiliare, si sa dimostrare convincente, molto profondo e, in effetti, anche libero.

Potete adottare vari approcci di combattimento come in Breath of the Wild come la lotta ravvicinata, efficace, ma rischiosa,o la lotta a distanza.

Poi come non dimenticare, pure, il ritorno del cibo, degli scrigni, delle armature e delle Fate Radiose.

In ogni caso, in questo piatto pieno d’azione non può mancare anche un po’ di strategia.

Infatti una cosa che potrete fare sin da subito è mandare uno dei personaggi del roster in un certo punto specificato di uno stage.

In questo modo lui andrà lìddove bisognerà compiere certi compiti in modo che, così, ci faciliteremo la vita senza sprecare troppo tempo.

Tra l’altro tenete conto che qui sparisce la componente tipica dell’open-world.

Di ogni zona in cui dovremo svolgere un certo compito c’è una mappa ristretta, caratterizzata da dei muri invisibili e in cui non è neanche possibile scalare le montaglie.

Quindi sì… Dite addio alla tanto amata stamina. Stessa cosa dicasi per la fragilità delle armi.

Durante le svariate lotte, i vostri eroi ne potranno ottenere e usare svariate, ma non le perderanno mai perché non si rompono.

Almeno, però, si parla di strumenti che possono offrire diversi vantaggi. Per fare un esempio, Link può fare più danni con uno spadone, mentre con una lancia può attaccare i nemici rapidamente.

Ma ora lasciamo da parte il combat system e concentriamoci sulla struttura del gioco.

Hyrule Warriors: L’era della calamità si sviluppa attorno a un sistema fondato su delle missioni alle quali si potrà accedere tramite una serie di mappe unite che si potranno sbloccare e consultare da una torre.

Tra quest’incarichi spiccano quelli principali che vanno svolti per andare avanti nella storia e che sono molto variegati tra loro.

Per esempio, ci sarà un’occasione in cui dovremo prima evitare e poi battere un Guardiano, poi un’ altra in cui dovremo difendere dei castelli, poi un’ altra ancora in cui dovremo raggiungere e sconfiggere dei miniboss eccetera eccetera.

Il tutto anche dedicandosi alla ricerca dei semi Korogu, nascosti un po’ in giro per gli scenari.

Eppure questi non sono gli unici compiti che potremo portare a termine.

Ci sono anche le missioni secondarie che, in aggiunta alle altre, consentono una longevità  di gioco sulle 50/ 60 ore.

Quindi c’è molto da provare e, comunque, si tratta di missioni fondamentali per la progressione.

Infatti ci sono varie occasioni di lotta in cui potrete far livellare il vostro personaggio.

Livellare? Sì, perché in Hyrule Warriors: L’ era della calamità c’è un sistema di livellamento, una cosa che manca in un vero Zelda dai tempi di Zelda II, ma che è tipica di ogni musou.

Salendo di livello, potrete ottenere più cuori e mosse speciali.

Inoltre non dimenticatevi neanche di andare a trovare il vostro fabbro di fiducia, grazie al quale potrete potenziare le vostre armi sacrificando, però, quelle vecchie che dovranno essere fuse.

 

Per quanto riguarda il livello di sfida, in Hyrule Warriors: L’ era della calamità ci sono quattro livelli di difficoltà.

Possono essere provati tutti in ogni momento e possono garantire una rigiocabilità anche dopo l’endgame.

Tuttavia non pensate di abbassare la guardia. La vittoria dipenderà sempre dal personaggio usato, dalla sua forza e dal suo posizionamento.

In particolare, cercate di stare molto attenti dato che certi nemici vi azzereranno non pochi cuori.

Special modo i guardiani e i Lynel che fanno il loro feroce ritorno in questo titolo, ma che risulteranno molto semplici da battere se li avete già affrontati nel GOTY del 2017.

Infine ci sono altre due cose di cui bisogna parlare. La prima è il ritorno dei colossi che, se nell’ action RPG andavano esplorati fino ad arrivare a un boss, qui possono essere controllati.

 

 

Non sono idiozie queste che vi diciamo, perché quest’idea diventa realtà per davvero.

Quindi, in certe fasi, il gioco trascura i combattimenti strategici e si trasforma in un vero e proprio shooter con prove a tempo.

Una novità che strizza l’occhio a chi vuole di più, ma che consiste in sole 4 fasi per lo più ripetitive.

Tra l’altro, la grandezza delle bestie meccaniche potrebbe creare qualche problema considerando che saranno lente e che i nemici da abbattere avranno tempo per attaccarle.

Quanto meno, però, tutti i colossi sono ben caratterizzati.

La seconda cosa, invece, riguarda la presenza di una vera e propria modalità cooperativa.

Due giocatori, usando i Joy-Con o i Pro Controller, possono giocare e fare strage di mostri in compagnia.

Tuttavia dovranno avere un occhio attento sullo schermo che si dividerà in due parti entrando in modalità split screen.

 

COMPARTO TECNICO

 

Dopo aver parlato del gameplay, analizziamo le prestazioni del gioco partendo dalla grafica.

Hyrule Warriors: L’era della calamità presenta lo stesso stile grafico di Breath of the Wild anche se un po’ migliorato.

Infatti è splendido notare la cura con cui i personaggi, in stile anime, siano stati rifatti risultando anche un po’ più luminosi rispetto all’ultima volta che li abbiamo visti.

In particolare, ci sono anche certe scene in cui è difficile non restare a bocca aperta per la fedeltà con cui è stata ricostruita tutta Hyrule.

Eppure non è tutto oro quel che luccica e, se bisogna considerare gli altri aspetti, è qui che si nota come la Switch sia troppo debole per far girare un gioco del genere.

Infatti, come già si notava nella demo, il framerate non è perfetto e ciò è una caratteristica tipica di altri titoli recenti di Zelda (si pensi al remake di Link’s Awakening).

I frames oscillano tra i 20 e i 30 FPS comportando dei cali anche per pochissimi secondi inattesi.

Special modo se si gioca la modalità cooperativa in cui i rallentamenti sono troppi.

 

 

Inoltre la telecamera si troppa troppo vicina al giocatore e certe volte fatica a seguirlo.

Di ciò ce ne siamo resi conto, in particolare, durante la lotta contro i Grublin che si affrontano alla fine della primissima missione.

E poi… come non parlare della risoluzione? In modalità TV oscilla tra i 1080p e i 720p di massima e i 540p di minima, mentre in modalità portatile tra i 540p di massima e i 360p di minima.

Ora. Sia chiaro: si tratta di problemi che non rovinano totalmente l’esperienza di gioco.

D’altro canto, c’è anche da dire che questi difetti sono dovuti anche al fatto che si è cercato di riprodurre facilmente i momenti più frenetici delle battaglie così come i poligoni dei troppi nemici a schermo.

Eppure questi limiti sono troppo facili da percepire per chi ha un occhio attento.

Ecco perché ci aspettiamo che Aonuma e Omega Force rilascino una patch in modo tale da poterli risolvere.

Per quando riguarda il lato del sonoro, le musiche risultano spettacolari.

Alcune sono state prese da Breath of the Wild e un po’ modificate, mentre altre sono completamente originali.

In generale si adattano bene alle situazioni e sono anche scandite dalla presenza di veri e propri dialoghi.

Infatti, come l’action RPG per Wii U e Switch, Hyrule Warriors: L’era della calamità è doppiato in varie lingue, tra le quali spicca anche l’italiano.

 

 

CONCLUSIONI

Tirando le somme, possiamo dire che Hyrule Warriors: L’era della calamità, nonostante la sua natura controversa, resta uno spin-off molto divertente da provare.

A parte la cura che c’è stata nel realizzare ogni dettaglio in modo molto fedele, la sua longevità, le sue missioni e il suo gameplay variegato vi regaleranno tante ore di intrattenimento.

È chiaro il desiderio di Aonuma e di Omega Force di voler realizzare un titolo che, pur essendo legato a un genere di serie B, si riveli una grande offerta.

Tuttavia è anche vero che non stiamo parlando di un gioco perfetto.

Alcuni problemi legati al comparto tecnico sono una chiara dimostrazione dei limiti di Switch.

La trama, inoltre, pur non essendo realizzata male, potrebbe dividere la community abituata alla narrativa di Breath of the Wild.

Consigliato? Certamente, ma, se siete volenterosi di un’esperienza più fondata sull’esplorazione, quello che possiamo consigliarvi è di lasciarlo perdere e di aspettare ancora un po’ per Breath of the Wild 2.

 

 

 

Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊