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Heaven Dust II – Recensione

 

 

È il 22 marzo del 1996. È primavera, gli uccelli cantano, i fiori sbocciano e le foglie crescono. Sembra una giornata pacifica come tutte le altre, ma altrove la pace non esiste.

C’è un senso d’irrequietudine mischiato al tremolio di una piccola mano che ha delle difficoltà ad allungarsi. Quella mano si trova davanti a qualcosa che all’ apparenza sembra una copertina innocua, ma che emana al tempo stesso terrore, ansia, angoscia.

Non tanto per le facce inquietanti sullo sfondo, ma più che altro per lo sguardo del protagonista. Un’ espressione di quel tipo è la pefetta simbiosi tra una sensazione di stranezza e qualcosa di più profondo.

Come se ci fosse dietro una curiosità che fa paura, ma che eppure spinge la sua preda. Come d’altronde lo stesso personaggio che rivolge gli occhi a denti stretti verso qualcosa che non c’è dato da sapere.

Quella copertina era quella del primo Resident Evil e quella mano apparteva a un giovane giocatore che, come tutti i suoi amici, aveva provato a comprare quel videogioco. Ed era in un semplice negozio di videogames di un centro commerciale che, d’altro canto, non era manco così terrificante, ma che sembrava avere i suoi lati più terrificanti.

Ora… Del giocatore non ci deve importare più niente. Anzi… Facciamo sì che scompaia subito perché sua madre non vuole che spenda troppi soldi. Piùttosto, se s’è parlato di lui, è solo per un motivo: quel fanciullino era in tutti noi quando ci siamo imbattuti in una copia del gioco horror di Capcom per la prima volta in un periodo in cui era difficile avere notizie sulle produzioni videoludiche. Internet era ancora agli albori e le uniche informazioni sui videogames potevano essere prese dalle riviste che si trovavano in edicola.

Un gioco del genere era così intrigante, misterioso e difficile che in breve tempo è diventato una leggenda nel mondo del gaming. Non era qualcosa in confronto agli altri due capitoli che l’avrebbero seguito. Eppure ha avuto il merito di dare il via a una serie che continua tuttora nonostante le sue lacune.

Una saga così famosa al punto che c’è stato anche chi ha provato a competere con essa tramite le proprie meraviglie del gaming.  Alcuni ci sono riusciti, mentre altri hanno floppato alla grande.

Ciònonostante il gioco di cui tratteremo oggi non vuole seguire questa scia. Piuttosto vuole omaggiare Resident Evil senza, però, al tempo stesso rivelarsi un altro clone. Già, perché stiamo parlando di Heaven Dust II, il seguito del videogioco Heaven Dust uscito nel 2020.

Sviluppato da One Gruel Studio per due anni e pubblicato dallo studio indie cinese indienova, ossia lo stesso team di Arrog, Candleman, Clocker e così via, è stato pubblicato su Switch e PC il 6 gennaio del 2022 in occasione delle feste di epifania.

Il gioco costa (ahimé) 14, 99 euro, ma fino ad oggi è stato scontato al prezzo di 13, 49 euro sull’ eShop di Nintendo.

Ci dispiace dirlo ora a chi conosce il gioco per la prima volta, ma già ne abbiamo parlato in una notizia qualche giorno fa.  E poi cioé… Non era affatto uno sconto da non pendere. Tanto spendevate un euro in meno.

Detto questo, speriamo che la recensione sia di vostro gradimento. Analizzeremo il gioco per quello che é, ma al tempo stesso cercando di divertirvi.

Analizzeremo solo la versione Switch. Quindi, se volete invece comprare il gioco su PC via Steam, vi consigliamo di leggere altre recensioni in rete. Tanto ce ne sono tante. 

 

TRAMA

 

Nel gioco il protagonista è Steve, un ragazzo che si sveglia in un centro di ricerca dopo essersi trovato in uno stato di stasi criogenica. Al risveglio scopre che qualcuno ha comportato la fuga di un virus pericolosissimo che ha trasformato gran parte degli esseri umani in degli zoombie. Quindi dovrà mettersi a esplorare e dovrà scoprire che cosa è successo.

La storia parte da una premessa abbastanza semplice e nel complesso risulta molto lineare. Tuttavia, pian piano che il giocatore va avanti, trova dei documenti contenenti delle informazioni.

Se questi dati vengono collezionati e analizzati bene, allora sarà possibile farsi un’ idea sugli eventi che hanno preceduto il nostro risveglio. E poi ci possono dire qualcosa anche gli NPC in cui c’imbatteremo. Perciò un minimo d’integrazione nelle vicende del gioco è stato provato dagli sviluppatori.

GAMEPLAY

 

Heaven Dust 2 si presenta come un survival horror in single player con alcuni momenti d’azione e con dei rompicapo. La formula ricorda molto quella di Resident Evil. Il giocatore può collezionare degli oggetti, può pensare a come gestire le sue risorse, deve cercare di sopravvivere dai nemici e deve usare la testa molte volte. 

 Non è semplice andare avanti. Molti enigmi si rivelano ben congegnati e intuitivi rispetto ad altri. Per risolverli, bisogna affidarsi agli elementi ambientali o ai suggerimenti dati dai documenti. Oltretutto è possibile usare gli oggetti che raccogliamo durante la nostra avventura. Sempre questi elementi potranno essere fusi.

Infatti non tutto quello che troviamo e mettiamo all’ interno del nostro inventario potrà restarvi a lungo. Dovrà essere combinato in modo tale da poter ricavare qualcosa d’utile per risolvere un certo enigma.

All’ inizio, poi, può sembrare un po’ confusionaria l’esplorazione, ma non temete. Durante il vostro percorso, avrete a disposizione una mappa ( formata da dei pezzi che vanno raccolti )  che non richiede neanche delle azioni troppo macchinose per essere consultata. Basta premere il pulsante Select piuttosto che perdere tempo a consultare il menù del gioco.

Comunque, per accedere ad alcune aree, serve avere un’ oggetto come un pass o una certa arma a portata di mano.  Non pensate di non trovarvi di fronte ai momenti di backtracking, ma al tempo stesso è anche vero che talvolta ci sono molte scorciatoie disponibili . Quindi non bisognerà necessariamente andare avanti e indietro.

 

Ovviamente poi non possono mancare i nemici a metterci i bastoni tra le ruote. Sono tutti degli zombie. Alcuni sono facili da uccidere con più colpi, ma altri hanno molti punti vita a disposizione e altri ancora devono essere colpiti in un punto debole.

Scendere in picchiata non è spesso l’occorrente visto che, se gli zombie sono troppi, possono circondarci. Comunque il nostro personaggio è armato fino ai denti per farli fuori. Non da subito, sia chiaro, ma, piano piano che procede nel gioco, trova tante armi da poter usare. Oltre al coltello, che è l’arma più scrausa del gioco, ci sono le pistole, dei lanciagranate, dei fucili a pompa e molto altro.  Usare queste armi è uno spasso e, se avete voglia, potete anche modificarle in modo da causare ancora più danni. Però dovete fare attenzione a quante munizioni state usando visto che, se le sprecate tutte, siete fregati.

 E, se vi farete male, la vostra faccina in basso a sinistra, che rappresenta il vostro livello di salute, inizierà a perdere sangue. Per fortuna, però, potete trovare nel gioco qualcosa che può salvarvi la vita. Come in Resident Evil, anche qui ci sono delle piantine. Alcune sono verdi e altre sono rosse ed è possibile combinarle in modo da creare delle erbe curative.

I boss, tra l’altro, sono molto originali. Non sono chissà quanti, ma sono tutti caratterizzati da dei propri pattern d’attacco e le loro mosse sono imprevedibili. Per sconfiggerli, il giocatore deve ricorrere a tante meccaniche diverse.

Tuttavia qualche problema lo si può notare nei controlli. Non sappiamo se il problema riguarda anche la versione per PC, ma nella versione Switch abbiamo trovato dei problemi nella mira delle armi da fuoco.

Non c’è un tasto che permette di cambiare direttamente il bersaglio.

 

. Bisogna per forza girare lo stick destro del controller e annoiarsi perché Steve si muove lentamente quando mira.

Al massimo una delle migliori strategie da usare per il combattimento sarebbe quella di mettersi dietro a un nemico particolarmente ostico per poi colpirlo. Comunque, nonostante la presenza di questo problema, il gioco si fa giocare. 

Tra l’altro, ci sono vari finali che vi faranno restare incollati per un po’ al gioco e la difficoltà si adatta a tutti i livelli d’esperienza. Ciònonostante vi consigliamo di provare la modalità Normal, in cui, a differenza della modalità Casual, c’è un minor numero di munizioni. Inoltre, dopo aver completato il titolo con questo livello di difficoltà, sbloccherete la modalità Expert che è ancora più difficile. Tutto ciò rende il livello di rigiocabilità di Heaven Dust 2 abbastanza elevato.

 

COMPARTO TECNICO

 

Dal punto di vista tecnico, Heaven Dust II se la cava piuttosto bene. Il gioco si presenta con una visuale isometrica e possiamo ammettere che non ha mai laggato. Sia in modalità portatile che in modalità dock non sembra dare problemi. La fluidità scorre molto bene e non sembrano esserci troppi bug. Poi, per quanto riguarda la questione dei crash, ……

È vero che qualcuno ne ha segnalato la presenza, ma noi di Nextplayer non li abbiamo trovati per tutta la nostra esperienza con il gioco. Comunque, se ce ne dovesse essere qualcuno, fateci sapere al più presto.

Le ambientazioni sono molto tetre e, pur ricordando un pochettino quelle di Resident Evil dal punto di vista stilistico, cercano di non far sembrare il gioco un semplice copia-incolla. 

Ce ne sono diverse e ognuna ha un elemento che la differenzia rispetto all’ altra. Sia per quanto riguarda il livello di pavimentazione che il livello di dettagli. Gli effetti particellari fanno una bella impressione e il livello delle ombre si adatta bene agli scenari. Ciònonostante ci sono alcuni momenti in cui forse gli sviluppatori hanno un po’ esagerato su quest’ aspetto. Questo perché a volte risulta impossibile farsi un’ idea sulla posizione esatta delle porte o degli altri elementi delle ambientazioni per via del buio troppo intenso.

Le mappe, poi, sono ben fatte. Sono ben stratificate e piene di elementi utili per capire come muoversi.

E , per quanto riguarda, invece, i personaggi, cercheremo di non partire in quinta. Infatti, pur essendo cartooneschi rispetto alle ambientazioni che sono realistiche, sono realizzati con una certa cura. Anzi… Possiamo dire che sono migliorati rispetto a com’erano nel primo Heaven Dust.

Più che altro il problema riguarda il fatto che sono inespressivi, ma almeno è stato fatto il minimo indispensabile per farli sembrare gradevoli.

Persino i nemici si differenziano così tanto. Certo… Le varianti degli zoombie standard ci sono, ma molti altri nemici hanno un proprio design e lo stesso si può dire anche per quanto riguarda i boss. 

La telecamera, poi, non è sempre performante vista la prospettiva usata per il gioco, ma comunque possiamo chiuderci un occhio sopra.

Ci sono, inoltre, tantissimi effetti sonori. Alcuni sono quelli dei nostri passi, altri sono quelli degli zombie che fanno capire dove sono, altri ancora sono quelli dei proiettili delle nostre armi… Ovviamente non ve li elencheremo tutti se no facciamo notte.

Comunque, se poi dovessimo considerare anche la musica, c’è, ma si sente pochissimo. Al massimo nelle cutscenes, nel menù iniziale e nei momenti in cui bisogna combattere contro i boss. In tutto il resto del gioco, invece, domina un silenzio tombale in cui solo i suoni la fanno da padroni.

Non sappiamo se questa scelta sia stata voluta. Comunque, in quel caso, la comprenderemmo perché aiuterebbe il giocatore a immergersi nel mondo di gioco. Anche nei primi Resident Evil c’era qualcosa del genere d’altronde. Però qualche colonna sonora d’effetto e non ripetitiva avrebbe fatto la differenza.

Il gioco non è doppiato. Al massimo è possibile sentire solo i versi degli zombie e degli altri personaggi. Comunque, se volete comprendere i testi mostrati a schermo, dovete avere quanto meno una buona conoscenza della lingua inglese. 

Purtroppo il gioco non è stato tradotto in italiano. È solo in inglese, in cinese, in russo, in coreano e in giapponese.

 

 

VERDETTO

In conclusione, si può dire che Heaven Dust 2 non è di certo il miglior survival horror prodotto da un’ azienda indie. L’assenza di una colonna sonora vera e propria, che avrebbe reso l’atmosfera più terrificante, e qualche problema nei controlli sono due aspetti che ci sentiamo di mettere in evidenza.

Ad ogni modo stiamo parlando di un gioco discreto che sicuramente riuscirà a divertirvi con i suoi enigmi e con i suoi segreti.

 

Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊