Guayota, un puzzle adventure ispirato alla mitologia delle isole Canarie – Recensione
Guayota è un videogioco puzzle adventure pubblicato da Dear Villagers, lo stesso publisher di Saviorless, Born of Bread o Souldiers, e sviluppato da Team Delusion, un piccolo studio formato da un gruppo di studenti dell’ Università Complutense di Madrid.
Guayota è uscito il 13 agosto 2024 per Nintendo Switch e su Steam. Il suo nome è un riferimento a Guayota, una divinità Guanci del culto degli abitanti dell’isola Tenerife (Isole Canarie), che la collocavano all’ interno del vulcano Teide.
Non è un caso che il gioco abbia preso molte ispirazioni dalle tradizioni mitiche delle Canarie, in modo da adattarle anche al gameplay. Preparatevi per esplorare grotte con tanti grattacapo! Ringraziamo il publisher per averci fornito il codice del gioco per la nostra recensione.
TRAMA
Il gioco mette in scena un gruppo di conquistadores durante le conquiste spagnole della prima metà del XVI sec. I viaggiatori devono trovare l’ isola di San Brandano, uno dei padri del monachesimo irlandese.
La località, narrata all’interno dell’ opera Navigatio sancti Brandani, viene descritta come il paradiso terrestre. Dopo aver raccolto informazioni dagli abitanti dell’ isola di Tenerife, i nostri eroi s’imbarcano per arrivare a destinazione.
Tuttavia il viaggio non termina come previsto a causa di una minaccia. Una volta arrivati a destinazione, i protagonisti si trovano separati. Pertanto, il giocatore, controllando uno degli esploratori, deve trovare i suoi compagni.
Ne emerge un teatro, in cui storia e mito combaciano l’un l’altro con la premessa di destare nei giocatori curiosità sui Guanci senza farsi prendere troppo sul serio . Nonostante ciò, la trama resta un semplice pretesto con una caratterizzazione basica dei personaggi e senza veri e propri intrecci.
GAMEPLAY
Inizialmente, Guayota si presenta con un HUB world suddiviso in località. In queste sessioni di gameplay non ci sono nemici imponenti o forzature esplorative. Per quanto il gioco non sia totalmente un’ open-world, consente una scelta libera dei percorsi da seguire.
Nonostante ciò, si tratta di parti di contorno, legate principalmente ai dialoghi con i personaggi NPC o a qualche enigma breve. La motivazione dietro a questa loro posizione in secondo piano risiede nel fatto che il gioco sia focalizzato tanto sull’ esplorazione lineare dei dungeon.
Ci sono tre templi: quello delle montagne innevate, quello della giungla e quello del deserto. Da questi edifici è possibile accedere all’ interno di caverne fitte, buie e misteriose.
Per andare avanti e scoprire ogni mistero dietro alla cultura trasmessa dal gioco, il giocatore deve affrontare tutte le serie di livelli, risolvendone i puzzle. Normalmente i vari rompicapo consistono nell’ apertura di una porta di passaggio e possono essere risolti solo con l’interazione ambientale.
Il loro superamento avviene posizionando delle pietre vicino a dei pilastri oppure contando sull ‘uso della luce e dei laser presenti nei livelli. La risorsa principale a disposizione del giocatore è la sua torcia, il cui fuoco non si consuma mai.
Ovviamente non mancano delle insidie a barrargli la strada almeno in queste fasi. Parliamo di spuntoni, lame roteanti e molto altro ancora. Se si dovessero perdere tutti gli HP della propria barra della vita, il giocatore morirà, ma non ci sarà alcun game over.
Ed è qui che introduciamo la caratteristica più importante del gioco: lo switch interdimensionale. Infatti ogni morte farà comparire il protagonista in un mondo distorto, denominato Piano della Follia.
Qui il giocatore non potrà più morire, ma, in compenso, i puzzle da risolvere saranno più difficili rispetto a quelli abituali. Questa caratteristica non è qualcosa di scontato, dato che può rivelarsi anche la chiave di un rompicapo impossibile da affrontare nel mondo reale del gioco, denominato Vero Mondo.
In particolare, in questa dimensione è possibile oltrepassare dei muri trasparenti, segnati nel gioco da un colore. Nonostante ciò, è possibile uscirne fuori solo scattando e, una volta fatto ciò, il loro setting verrà reimpostato da zero.
Quindi, si consiglia di non lasciare queste parti senza un ragionamento completo e preciso sulle operazioni da attuare. Guayota, infatti, è un titolo che richiede un grosso sforzo mentale per essere finito.
La complessità dei puzzle potrebbe farvi bloccare per mesi interi sullo stesso punto. Nonostante ciò, il gioco non è mai frustrante, dal momento che non punisce il giocatore in alcun modo. Se affrontato con pazienza, Guayota può essere completato anche intorno alle 5 ore.
Tuttavia quel che non va con il prodotto ha a che fare con le sensazioni lasciate alla fine ai giocatori. Il difetto più grosso di Guayota è rappresentato dalla sua ripetitività.
È vero che la presenza del Vero Mondo e del Piano della Follia potrebbe dare l’illusione di una diversificazione. Tuttavia la verità è che molti degli indovinelli delle fasi avanzate sono uguali a quelli già affrontati in precedenza.
Di conseguenza, il titolo potrebbe annoiare i giocatori dopo un po’. Al di là di questo problema, almeno, Guayota ha dei controlli ottimi e, pur non presentando il multiplayer, riesce a soddisfare i giocatori singoli.
COMPARTO TECNICO
Tecnicamente parlando, il gioco presenta molti pregi. La grafica cartoonesca eccelle soprattutto durante le cutscenes, realizzate con un 2D dettagliato, con animazioni fluide e con un uso ricco, ma, al contempo, sensato di colori cupi e accesi.
Il nostro giudizio non cambia neanche durante le fasi di gameplay, realizzate interamente in 3D. La maggior parte delle ambientazioni del gioco sono dei dungeon dalla visuale ad uccello, cupi e ben amalgamati con i puzzle del gioco nonostante la ripetività di quest’ ultimi.
Gli elementi ambientali e le texture sono resi in modo molto preciso, anche se il merito del fascino di queste sessioni è il rapporto tra la luce e l’ombra. Quest’ ultimo aumenta il senso di mistero e l’adrenalina dell’ avventura senza delle conseguenze drastiche.
Infatti, al di là dell’ eccessivo marcamento delle ombre, la gestione delle luci è ottima. Neanche la telecamera crea problemi insormontabili, siccome il gioco aprirà sempre una finestra quando la visuale metterà in primo piano una parete troppo alta.
L’unico problema che segnaliamo si trova durante l’esplorazione delle ambientazioni esterne ai dungeon. Infatti, quando il giocatore deve lasciare una zona per raggiungerne un’ altra, la direzione di movimento non è sempre chiara a causa di un’ angolazione troppo lontana dalla visuale.
Tuttavia si tratta di piccolezze. I personaggi sono molto carismatici e animati fluidamente e il gioco, per quanto vada a 30 FPS, non presenta cali, glitch o altri problemi di prestazioni. Infine, un ultimo accenno va fatto per le musiche accattivanti, in legame con l’esperienza del gioco e mai tartassanti.
CONCLUSIONE
In conclusione, Guayota è un gioco che possiamo consigliarvi tranquillamente. Il comparto tecnico è lavorato ad hoc, soprattutto se si parla delle cutscene e delle musiche.
Inoltre, i puzzle sono sfidanti in una giusta misura e, soprattutto, la meccanica dello switch tra le dimensioni è molto affascinante. Peccato, però, che il gioco finisca con l’essere troppo ripetitivo dopo qualche minuto. Guayota è disponibile sull’ eShop di Nintendo Switch normalmente a 14,99 euro.
Tuttavia, fino al 22 agosto 2024, il gioco è sotto sconto. Quindi, se fate in tempo, potete comprarlo a 13, 49 euro. Tuttavia non aspettatevi la lingua italiana. Guayota è disponibile solo in inglese, giapponese, spagnolo, francese, portoghese e cinese.