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Gley Lancer (porting) – Recensione

Gley Lancer    Clear Logo Requests - Page 6 - Game Media - LaunchBox Community Forums

  • Piattaforme : Switch, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X
  • Data d’uscita : 15 ottobre 2021
  • Pubblicazione : Ratalaika Games, Shinyuden
  • Sviluppo: Masaya Games
  • Recensione a cura di: Lorenzo Barbaro ( in arte Lollo )

 

Dopo la recensione di G-Darius HD, è il momento di provare un altro shoot’ em up. Anch’ esso non è un titolo nuovo, ma una riproposizione di un vecchio classico non molto popolare tra i videogiocatori di ultima generazione.

Stiamo parlando di Gley Lancer. Pubblicato nel 1992, ha un titolo particolare che si basa su un gioco di parole. Gley, in realtà, dovrebbe essere scritto “Grey”. Tuttavia i giapponesi hanno sostituito la “r” con la “l” per adottare una sorta di engrish, un gergo linguistico molto usato nei giochi di quell’ epoca.

Il gioco è stato originariamente sviluppato da Nippon Computer Systems e pubblicato sul Sega Mega Drive da Masaya Games, la stessa casa di sviluppo del primo After Burst, di Gynoug/Wings of Wor e di Cho Aniki. Inizialmente era uscito solo in Giappone, ma nel 2008 è apparso anche in Occidente tramite il servizio Virtual Console di Nintendo Wii.

Dopodicché, nel 2019, è stata pubblicata una sua nuova edizione fisica e ora eccolo di nuovo su tutte le piattaforme al momento sul mercato. La sua ripubblicazione è stata voluta da Ratalaika Games, una piccola casa editrice indie che pubblica dei porting e dei giochi inediti.

Pensate a Micetopia o a Metagal ad esempio. Comunque l’azienda ha unito le forze sia con Masaya che con la casa di Akyhabara Shyniuden per creare un porting del titolo. Purtroppo il gioco è solo in versione digitale, ma si trova facilmente sugli store digitali.

Noi abbiamo provato la versione Switch, ma ci sono anche delle conversioni uscite nel suo giorno di lancio sulle console Sony e Microsoft di ultima generazione. Detto questo, allora, in cosa consiste il gioco? Scopriamolo insieme!

TRAMA

Sulla storia è inutile sprecare troppo tempo visto che serve solo da pretesto. Nell’ anno 2025 gli umani sono in guerra contro una razza aliena sconosciuta. Questi extraterrestri rapiscono Ken, un ammiraglio di alto rango della Marina della Federazione Terrestre, teletrasportando la sua navicella al di  fuori della zona di combattimento.

Tuttavia non hanno ancora fatto i conti con la sua figlia Lucia, una pilota di 16 anni che vuole di dirottare un loro velivolo da caccia, il CSH-01-XA “Gley Lancer”, assieme alla sua amica Teim e con la speranza di salvare il padre.

Questa trama viene raccontata tramite delle cutscenes poste nell’ introduzione e durante le varie fasi del gioco, ma la loro comparsa non è troppo frequente. Piuttosto Gley Lancer cerca di concentrarsi di più sul lato della giocabilità perché il suo genere non è mai stato uno tra quelli che hanno fattto della narrativa videoludica un cult. Perciò passiamo oltre.

 

 

GAMEPLAY

Come nella maggior parte degli shoot’ em up, il giocatore deve percorrere dei livelli, alla fine dei quali troverà un boss ad aspettarlo.  Ovviamente i nemici non mancano e, per sconfiggerli, si possono usare tanti potenziamenti ottenibili tramite la rottura di alcuni blocchi.

Così è possibile ottenere uno o più cannoni che possono sparare migliaia di proiettili e che possono attivarsi nei modi più svariati. Già prima di iniziare una partita è possibile scegliere tra diverse opzioni per regolare le loro azioni.

È possibile usarli normalmente, fargli mirare qualsiasi nemico che compare a schermo, farli roteare etc etc. In questo modo si può cambiare l’approccio di gioco e lo stesso si può dire per la velocità della navicella. Premendo un semplice pulsante, si può decidere se renderla lenta o veloce anche se bisogna sudare sette camice per fare dei movimenti precisi con la velocità massima.

Tutti questi aspetti permettono al giocatore di personalizzare completamente le partite, cosa che risulta poco comune negli altri sparatutto a scorrimento. Quindi il gioco c’ha avuto un grosso merito. Ha cercato d’introdurre qualche spunto che potesse attrarre l’interesse dei giocatori. Il problema, però, è che alla lunga non si applica più di tanto per tenerci incollati allo schermo.

I livelli sono in tutto 11, ma non è il loro numero quel che storce il naso. D’altro canto, da un gioco arcade non ci si può aspettare un sacco di roba. Il fatto è che questi stages risultano troppo corti.

Ci vogliono pochissimi minuti per completarli e neanche i boss sono utili per aumentare il livello di rigiocabilità. Sono dei pezzi grossi con un design che, pur non essendo alla pari dei pesci di Darius, li fa sembrare accattivanti e spietati. Però, nonostante ciò, sono facilissimi da sconfiggere. Anzi… Li si possono abbattere anche al primo tentativo.

Nel complesso Gley Lancer presenta tre diversi livelli di difficoltà. Quindi non è un gioco pensato per un elite, ma cerca di approcciarsi a un numero più ampio di giocatori e questa scelta viene resa chiara anche con l’aggiunta in questo porting degli stati di salvataggio.

Noi di Nextplayer rispettiamo questa decisione,  ma ci aspettavamo quanto meno qualche piccola sfida in più. Ma vabbé… Se proprio gli hardcore gamers non si ritengono soddisfatti, possono giocare a un livello di difficoltà alto e possono cambiare le opzioni dei cannoni a loro disposizione.

I controlli rispondono correttamente. Potete scegliere se premere all’ infinito un pulsante per sparare o se usare il fuoco automatico. Tuttavia vi consigliamo questa seconda opzione per non farvi rovinare le dita. E, se sbagliate, non c’è nulla da temere. Premendo un pulsante dorsale, si mette in atto il rewind che vi permette di ritornare indietro e di completare il livello senza ricominciarlo da capo.

Per il resto, se volete di più, allora ci dispiace lasciarvi scontenti. Purtroppo si può giocare solo il gioco in singolo e questo è un peccato. Magari potevano mettere qualcosina di inedito come una modalità online o, persino, una modalità cooperativa.

D’altronde, come abbiamo già detto, Lucia non è da sola. Al suo fianco c’è Theim. Chissà quanto sarebbe stato interessante vedere le due ragazze che cercano di farsi strada insieme.

Comunque non è proprio vero il fatto che il porting non aggiunga proprio niente. Si può giocare al gioco in modalità vintage, in modalità moderna e in modalità cheater.

La prima tra queste due modalità fa girare il gioco in modo da farlo sembrare più fedele alla sua controparte originale, mentre la seconda vede l’introduzione di qualche miglioria. Ad esempio cambia il design dei testi che appaiono durante le cutscenes o è possibile usare lo stick destro del controller per far sì che i cannoni mirino un obiettivo. Inoltre è possibile cambiare un opzione per gli stessi cannoni tramite la pressione di un semplice tasto etc etc

Infine, per quanto riguarda la modalità cheater, noi la consigliamo solo ai principianti. Tramite un menu di debug, qui il giocatore può scegliere liberamente il livello da affrontare senza la necessità di completare tutto il gioco. E tra l’altro può anche attivare l’invincibilità in modo da poter vincere sempre senza mai morire.

Tutte e tre queste modalità girano bene, ma comunque c’è da mettere in evidenza un problema della modalità vintage. Noi l’abbiamo provata e abbiamo notato che, sebbene i controlli funzionino in uno stato ottimale, non è possibile cambiare in alcun modo la velocità.

Perché? Nella versione originale di Gley Lancer uscita per Mega Drive era possibile farlo.  Quindi speriamo che gli sviluppatori possano intervenire per eliminare un difetto del genere tramite un update. Poi sia chiaro: questo vale per la conversione Switch del porting, ma non sappiamo se questa cosa riguarda anche le altre versioni su PS5, PS4, Xbox One e Xbox Series X.

COMPARTO TECNICO

Sul lato tecnico,il gioco si presenta discreto. Gli sprites delle navicelle e degli altri elementi a schermo appaiono con dei livelli di dettaglio egregi. Inoltre i loro colori accesi si sposano bene con quelli oscuri degli sfondi e le animazioni girano senza alcuno scatto o rallentamento. Tuttavia il problema riguarda un po’ le ambientazioni.

Per carità… Cercano di collegarsi a un’ atmosfera spaziale, tetra e futuristica che risulta adatta per un gioco di questo tipo. Tra l’altro tutti gli undici livelli appaiono unici e sono scanditi da degli effetti di scorrimento piuttosto interessanti.

Però, se alcuni degli stages risultano brillanti, altri sono un po’ pasticciati. Questo lo noterete già dal primo livello. Ci sono tanti meteoriti ed è difficile capire come non confondere i proiettili con gli elementi ambientali. Inoltre il nuovo menù pensato per questa riproposizione del gioco non ha una tra le interfacce più belle che si siano mai viste.

Comunque ci sono anche le cutscenes che, pur essendo di un numero minore, hanno una grafica in stile anime impressionante al punto che ci ricorda quella di alcuni dei pochi giochi del Sega Mega CD degni di nota.

Come in ogni shoot’ em up, ci sono diversi effetti sonori e, sebbene non ci siano dei veri e propri dialoghi, si sentono spesso delle frasi in lingua inglese che c’avvertono sulle situazioni in cui c’imbatteremo nonostante la loro ripetitività.

Ciònonostante il sonoro non è uno tra gli aspetti più memorabili della produzione anche se le soundtrack, nonostante l’aspetto gracchiante dei suoni del Mega Drive, risultano troppo complesse e stratificate.

PS: però dai! Almeno una musichetta la potevano mettere nel nuovo menù. Diamine! A parte qualche effetto sonoro, lì non si sente manco una nota.

VERDETTO

Certamente Gley Lancher non è uno tra gli sparatutti più memorabili della storia.  Ci sono in circolazione tanti altri shoot ’em up che sono usciti meglio e che ancora vengono giocati a distanza di almeno 30 anni.

Pensate a Thunderforce IV che alla sua uscita venne considerato come uno tra i migliori sparatutto a scorrimento che siano mai usciti. Ma questo non vuol dire assolutamente che il titolo di Masaya sia brutto.

Anzi… Pensiamo che qualche testata giornalistica abbia un po’ esagerato nel valutarlo. La rivista inglese Mean Machines, ad esempio, lo stroncò tanti anni fa con un 48 su 100 ritenendolo un gioco noioso e troppo generico.

Sia chiaro: questo parere, pur essendo banale, in un certo modo regge. Gley Lancer non è tra i giochi più originali che siano mai esistiti. Poteva fare un po’ di più. Eppure lo vediamo come un buon punto di partenza per chi vuole approcciarsi agli shooter. Qualcosa che può essere alla portata di tutti, ma che deve servire al massimo come una preparazione per la vastità e la complessità del suo genere.


Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊