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Ghost of Tsushima: La recensione

Ghost of Tsushima: La recensione

Ambizione e aspettative

Recensire un titolo sviluppato da una storica software house come Sucker Punch restituisce sensazioni contrastanti, che vanno dalla pura emozione ad un più pesante senso di responsabilità. Del resto, stiamo parlando di una casa di sviluppo che affonda le proprie radici nel Nintendo64, e il tizio che sta scrivendo questa recensione possiede abbastanza anni sul groppone per aver visto (e soprattutto giocato) a gran parte delle produzioni della casa di sviluppo americana.
Nel corso della sua lunga carriera, Sucker Punch ha sfornato titoli di considerevole qualità, ma nessuno di essi ha mai raggiunto davvero quel balzo qualitativo in grado di rendere la casa di sviluppo prestigiosa tanto quanto studi come Santa Monica Studios (autori di God of War) o Naughty Dog, autori del recente The Last Of Us Parte 2.
Al fronte di ciò, ad oggi alla casa di sviluppo spettano due onerosi compiti: il primo è quello di chiudere dignitosamente il ciclo vitale di PlayStation4, mentre il secondo è quello di uscire dall’ombra del successo mediatico provocato da The Last Of Us Parte 2, la cui risonanza si sente ancora a distanza di un mese. Per tanto, riuscirà Sucker Punch con il suo nuovo Ghost of Tsushima nell’ingrato compito? Ai posteri l’ardua sentenza…

Ghost of Tsushima: La recensione

Lealtà, onore, e coraggio

La narrazione ci butterà a capofitto nel pieno di un’invasione: orde barbariche di Mongoli al comando di Kothun Khan, si apprestano a depredare e saccheggiare l’intera isola di Tsushima, con l’intento di schiavizzare vittime innocenti. Valorosi samurai si schiereranno a difesa dell’isola, ma l’attaccamento verso un rigoroso codice d’onore da seguire, sarà la loro principale causa di sconfitta al fronte di un nemico fin troppo scaltro e sleale.
Proprio perché privi di una qualsivoglia forma di rispetto, i Mongoli riusciranno a prevalere contro i propri avversari senza troppe difficoltà, decimando i samurai e prendendo in ostaggio Lord Shimura, protettore supremo di Tsushima e zio di Jin Sakai, il protagonista dell’intera vicenda.
Sopravvissuto a stento contro l’imponente Kothun Khan, il giovane Jin si vedrà costretto ad abbandonare la via onorevole del samurai per abbracciare la strada dello spettro, laddove l’obiettivo sarà dunque quello di contrattaccare i Mongoli con le loro stesse armi: ovvero, il terrore.

La crescita interiore di Jin

A fronte di tutto questo incipit, il materiale storico intorno cui è costruita la narrativa di Ghost of Tsushima, restituisce al giocatore un forte senso di coinvolgimento fin dalle primissime battute. Empatizzare con Jin risulterà abbastanza facile, dal momento che attraverso i suoi occhi, percorreremo un viaggio che lo porterà a maturare sia mentalmente che spiritualmente. Detto ciò, e senza rivelarvi altri dettagli sulla trama, proseguiamo con la nostra recensione, che qui di carne al fuoco ce n’è davvero in abbondanza.

Ghost of Tsushima: La recensione

L’isola di Tsushima

Dalla struttura completamente open world, l’ultima fatica dei Sucker Punch ci consentirà di esplorare senza limiti di sorta l’intera isola ormai invasa dai Mongoli. In groppa al nostro fido destriero solcheremo distese lande lussureggianti e ricche di dettagli, anche se ogni tanto capiterà di essere presi di soprassalto da qualche animale selvatico o da una schiera di banditi pronta a farci la pelle. Darsi all’esplorazione dell’isola è alquanto gratificante, grazie alla ricchezza di scenari evocativi, scorci suggestivi, e sonori ambientali ipnotici quanto rilassanti. Parlando di esplorazione pura, la scelta di utilizzare il vento come riferimento verso la meta rende l’impatto visivo assai affascinante: le folate d’aria ci faranno da guida solleticando delicatamente vegetazione, fogliame e flora; dunque spianando la via verso i punti di interesse disseminati sulla mappa. Spesso, tali punti ci faranno incontrare degli animali-guida che ci accompagneranno verso luoghi segreti sempre diversificati. Tali luoghi spaziano da sorgenti termali, santuari o luoghi di preghiera dove meditare e acquisire svariate ricompense, come amuleti o slot aggiuntivi dell’inventario. Capiterà anche di incappare in minigiochi a tema, come il taglio delle canne di bambù per incrementare la determinazione o la possibilità di scovare qualche collezionabile, che andrà ad arricchire il glossario generale del gioco.

Appigli ostici

Ma Tsushima non è solo lande da esplorare: la piacevolezza del viaggio può essere riscontrata anche nella verticalità dell’isola. Spesso i punti di interesse sono confinati su promontori piuttosto alti, e possono essere raggiunti seguendo uno specifico percorso lineare, ma non sempre intuitivo da trovare. A tal punto è doveroso spendere qualche riga a proposito della mobilità di Jin: difatti, al nostro samurai non è consentito arrampicarsi liberamente e questo lo costringerà a trovare determinati appigli a cui aggrapparsi, rendendo la manovra poco intuitiva e abbastanza legnosa. In effetti laddove la mobilità mostra il fianco, è proprio durante l’esplorazione dei templi sacri, veri e propri percorsi tortuosi dove si evince la volontà di Sucker Punch di scimmiottare ( ma senza riuscirci troppo) le abilità di scalata dei più recenti Uncharted.

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L’ostilità dei Mongoli

Essendo Tsushima un’isola completamente invasa dai Mongoli, l’obiettivo di Jin sarà anche quello di salvare più gente possibile. Invero, l’isola è disseminata da tanta gente da incontrare e aiutare attraverso tutta una serie di quest secondarie dalla struttura abbastanza classica. La varietà di queste missioni sarà minima, poiché la struttura degli obiettivi si ripeterà ciclicamente nelle seguenti fasi: la ricerca degli indizi, l’ispezione delle tracce, e il confronto finale con gli avversari di turno. Narrativamente parlando, le linee di dialogo presenti in queste missioni sono spesso poco ispirate, fungendo dunque da mero contorno riempitivo, che comunque saprà ricompensarci con nuovi oggetti da sbloccare per l’equipaggiamento.
Di tutt’altra pasta sono gli incarichi speciali legati alle personalità chiave della storia: difatti tutti i comprimari principali di Jin possiedono una storia personale da portare a compimento. Queste missioni, ben più strutturate rispetto alle missioni secondarie, sono suddivise in più sottocapitoli, e il loro svolgimento spesso si intreccia con la main quest principale.

Tecniche Leggendarie

L’ultima categoria di missioni che andremo ad analizzare è rappresentata dai cosiddetti Racconti Mitici. Queste missioni sono quasi sempre legate all’acquisizione di una tecnica leggendaria o di un’arma, e il loro svolgimento si conclude sempre con uno scenico (a tratti anche teatrale) scontro a duello. Trattasi, per l’appunto, di una vera boss fight uno contro uno con una componente cinematografica altamente marcata, pregne di inquadrature degne del miglior regista hollywoodiano. A dire il vero, questi scontri non sono altro che dei normali combattimenti un po’ più lunghi della media, che a livello di meccaniche non offrono stravolgimenti particolari, al di fuori di un notevole impatto scenico.

Ghost of Tsushima: La recensione

Il sibilo della Katana

Considerando che il filo conduttore della narrazione porterà Jin ad abbracciare la via dello spettro, tale espediente narrativo sarà utile per consentire al giocatore di scegliere approcci diversi durante la battaglia. Gli innumerevoli avamposti disseminati lungo l’isola di Tsushima pullulano di avversari, e il campionario di mosse a disposizione di Jin, suddivise da abilità tipiche dei samurai, a quelle più silenziose dello spettro, potranno essere usate a piacimento dall’utente senza particolari limitazioni.

Scontri fatali

L’inizio di ogni scontro sarà contraddistinto da un confronto: un combattimento uno contro uno, che provocherà la morte istantanea dell’avversario qualora il tasto triangolo sia rilasciato con il giusto tempismo, ovvero appena prima che l’attacco dell’avversario vada a segno. Tale esecuzione, se ben riuscita, aprirà le danze contro gli avversari successivi, che a loro volta si lanceranno contro di voi attaccandovi in gruppo.
Senza troppi giri di parole, possiamo affermare che il combat System di Ghost of Tsushima rappresenta sia la croce che la delizia di tutta la produzione dei Sucker Punch.
L’arma principale con cui Jin affronterà la maggior parte degli scontri sarà la sua fida Katana ereditata dal padre, una lama estremamente versatile, dall’alto moveset di mosse offensive eseguibili. Grazie alle combinazioni da sbloccare, Jin sarà in grado di sferrare colpi incredibilmente potenti accompagnati da movenze eleganti quanto raffinate: ogni scontro sembrerà quasi una sinuosa danza della morte che incomberà ai danni degli avversari, pronti a soccombere nel giro di un paio di fendenti ben assestati.

Attacco e difesa

Gli scontri saranno affrontabili con l’alternanza dei fendenti leggeri, pesanti e schivate. Gli attacchi pesanti saranno utili per spezzare la guardia degli avversari, dopo cui sarà possibile, a difesa scoperta, colpirli direttamente nel corpo; mentre di pari utilità saranno le schivate con cui fronteggiare lancieri, arcieri, e tutti quegli avversari che stanno per sferrare un attacco potente.

Essenziale sarà anche l’utilizzo della difesa: difatti una parata eseguita perfettamente sbilancerà l’avversario in mondo da renderlo vulnerabile a qualsiasi attacco. Avremo cosi la possibilità di eseguire contrattacchi fulminei utili ad incrementare l’indicatore della determinazione, ovvero la stamina necessaria per l’esecuzione delle mosse più potenti, utile anche per curare le ferite di Jin, e quindi ripristinarne la salute. In battaglia sarà anche un bene non sottovalutare l’utilizzo di armi a distanza come l’arco, Kunai e bombe adesive: se sarete particolarmente creativi nelle tattiche da combattimento, questi oggetti torneranno davvero molto utili.

Telecamera ballerina

Assimilare il sistema di combattimento di Ghost of Tsushima è abbastanza intuitivo, tuttavia, il divertimento e la gratificazione offerti dagli scontri viene spesso pesantemente penalizzato da un fattore particolarmente incisivo: la telecamera. A causa di un mancato posizionamento adeguato, che non consente di tenere d’occhio gli avversari, il giocatore si vedrà costretto a correggere l’angolazione della telecamera manualmente. Troppo spesso, durante gli scontri, si avvertirà una leggera sensazione di smarrimento proprio dovuta all’instabilità delle inquadrature. Se ciò viene in parte mitigato negli scontri, situati in location abbastanza prive di ostacoli ambientali, la situazione si farà ben più difficile con la presenza di case, massi, e alberi; proprio perché la telecamera rischierà di incastrarsi tra questi elementi virtuali.

Ghost of Tsushima: La recensione

Le vestigia del Samurai

Strizzando l’occhio a quelle produzioni con una forte componente ruolistica, Ghost of Tsushima può vantare di un vasto repertorio di oggetti personalizzabili: difatti, le armature indossabili da Jin sono tante e tutte estremamente dettagliate. Dulcis in fundo, la personalizzazione non si limita soltanto al mero orpello estetico, essendo ogni armatura dotata di bonus in grado di accrescere le abilità di Jin.

Personalizzazione elevata

Raccogliendo i giusti materiali sparsi per il mondo di gioco, Jin potrà potenziare armi e armature dagli appositi fabbri e armaioli. Questo processo, non solo porterà ad una notevole miglioria in termini di statistiche, ma nel caso delle armature, esse cambieranno pure nell’aspetto. Ciò oltre a favorire un ulteriore arricchimento estetico, estende a dismisura la possibilità di combinare bonus e statistiche anche con gli amuleti ricavati raggiungendo le vette dei templi sacri, già citati qualche riga prima. Inoltre, per chi non fosse soddisfatto dell’aspetto estetico ottenuto dalla propria armatura appena potenziata, una comoda opzione consentirà di ripristinarla all’aspetto originale, senza intaccarne le statistiche.

Un’isola da ammirare

La direzione artistica intrapresa da Sucker Punch per la realizzazione di Ghost of Tsushima è a dir poco sublime. Ogni promontorio si estende verso un orizzonte costernato da dettagli e colorazioni sature quanto vivide. La resa artistica è talmente evocativa, che ogni momento sarà quello giusto per attivare la modalità foto: che sia un duello, un inseguimento a cavallo, o il semplice girovagare, la tentazione di immortalare il momento tramite uno scatto sarà sempre alta.

Caricamenti veloci

Parlando del comparto prettamente tecnico, l’opera di Sucker Punch eccelle anche su questo aspetto: nonostante la mole di dettagli in movimento, il gioco scorre sempre fluido e al massimo della risoluzione senza mai mostrare il fianco. Inoltre, per gli amanti dei settaggi grafici, la console Mid-gen di casa Sony consentirà la scelta di più opzioni grafiche, che spaziano nel dare la priorità alla risoluzione o al frame rate.
Una menzione speciale va senza dubbio ai caricamenti, per nulla pesanti e incredibilmente rapidi, soprattutto durante gli spostamenti veloci eseguiti da una estremità della mappa all’altra. Una nota positiva anche per il comparto audio, che va ad arricchire ulteriormente la direzione artistica del titolo grazie ad una campionatura ambientale di primissimo livello; mentre la soundtrack generale risulta particolarmente ispirata, adattandosi perfettamente sia nelle fasi esplorative che nelle fasi più adrenaliniche. Elogi anche per il doppiaggio completamente localizzato in italiano, contraddistinto da un campionario di voci davvero professionale, in grado di conferire il giusto pathos alle tante scene di intermezzo.

Sviluppatore: Sucker Punch
Publisher: Sony
Lingua/Dialoghi : italiano
Prezzo: 70€

Un commovente canto del cigno

Con una meravigliosa direzione artistica che omaggia a più riprese l’immaginario nipponico di una certa epoca, Sucker Punch è riuscita nell’intento di donare una degna conclusione alla quarta generazione di PlayStation. Ghost of Tsushima rappresenta l’apice di un genere ormai fortemente consolidato, l’opera di Sucker Punch non mira all’innovazione. Ma preme l’acceleratore verso un aspetto prettamente ludico, traendo il meglio da ciò che un open world moderno possa offrire. Preparatevi dunque a tante ore di divertimento, tenuti per mano da una meravigliosa resa artistica che vi accompagnerà per tutta (l’immensa) durata dell’avventura.


Francesco

Sono un giocatore incallito, ho cominciato con il commodore 64 per poi passare al NES e allo SNES, fino alle console attuali. Amo giocare con tutte le console, odio la console WAR. Sono un collezionista da circa 20 anni. I miei giochi preferiti The legend of Zelda, Donkey Kong Country, Metal Gear Solid, God of War e Uncharted.