Dustborn – Tuffiamoci in questa nuovissima avventura action story-driven – Recensione
Dustborn – Recensione
Dustborn è il nuovo titolo dell’autore Ragnar Torquist, qualcuno se lo ricorderà per The Longest Journey, con il supporto di Spotlight di Quantic Dreams. Un viaggio fra conflitti, sentimenti e dilemmi.
La storia ci parla di un gruppo di reietti con superpoteri (Vox) in un universo alternativo, sviluppati dopo il Broadcast nel 2000. Ambientato nel 2030 negli Stati Uniti. In questo universo JFK non è morto e al suo posto è stata uccisa la moglie nell’attentato di Dallas, c’è un regime militare nella Repubblica Americana, la Justice. ( Spoiler. diventato vedovo si sposa con Marylin Monroe) Queste nuove forze speciali incarnano la crudeltà e la spietatezza.
Il nostro personaggio è Pax, una giovane artissta della truffa. Ovviamente non è sola, collabora con altri fuorilegge. Questo gruppo di scalmanati riesce a rubare delle informazioni importanti a un gruppo di tecnopagani fanatici, i Puritani. Ora però tocca a noi attraversare il paese per cercare di consegnare il bottino alla resitenza.
Pax viene definita “Anomale” perchè ha l’abilità di manipolare le menti delle persone con il solo utilizzo delle parole. Questa sua abilità è utilizzabile sia nei dialoghi che nei combattimenti ed è uno dei tempi principali del gioco. I giovani coi poteri speciali vengono perseguitati come se fossero dei veri e propri mostri.
C’è da dire che a primo impatto il character design non è niente male, lo stile è fumettistico con colori pastello.
“Anomali”
Gli “Anomali” sono persone di varie etnie, bianchi, di colore, ispanici, asiatici e altro, di varie religioni cattolici, agnostici e cosi via. Inoltre li vediamo alti, bassi, magri, coraggiosi, ansiosi, felici, donne e uomini e cosi via. Insomma sono persone come tutti noi. Ogni Anomalo fa parte del nostro team, sempre in crescita. Ognuno di loro ha qualcosa da dire e ingrandirà il racconto donandoci anche altri punti di vista e riferimento.
Non c’è un vero avversario, l’avversario è la società stessa.
L’importanza del linguaggio
Nelle varie conversazioni viene spesso ribadito di pesare bene le parole e non abusare del potere di Pax solo per esaudire quello che desideriamo raggiungere. I dialoghi e i rapporti tra i personaggi sono molto credibili. Le scelte che facciamo indirizzano i personaggi verso alcune decisioni nel finale. Ma qualsiasi scelte prendiamo la trama non subisce scossoni. Il gioco ha la sua strada già tracciata, purtroppo cade in contraddizioni…ma vabbè.
Il Gameplay
Il gameplay è abbastanza semplice, si tratta di un’avventura in 3D con telecamera libera e un esplorazione lineare e tante interazioni coi personaggi. Coi poteri di Pax possiamo imporci o manipolare l’interlocutore facendolo arrabbiare o cedere. Anche altri personaggi hanno i poteri, Noam ad esempio ha la capacità di convincere le persone disinnescando diverbi o calmando gli animi. Il team ha inserito un sistema di bivi narrativi e di modifica dell’allineamento dei vari personaggi coinvolti, con varie ramificazioni anche per sittuzioni marginali.
Il team ha anche ben pensato di inserire gli “echi” nascosti nelle varie aree di gioco da scovare e catturare con il “Me-em”. Quest’ultimo è un dispositivo portatile che ci consente di vedere oltre il mondo reale.
Man mano che avanziamo nel gioco compiamo delle scelte, la macro-trama è fissa e non viene influenzata, ma influenzano il finale dei vari personaggi e il rapporto tra i protagonisti. Le differenze in base alle scelte sono minime,almeno per quanto mi riguarda in questo senso non sprona a rigiocarlo. Dobbiamo esplorare i vari luoghi, interagendo con l’ambiente e facendoci anche aiutare dagli alleati per avanzare.
Combattimento
Le battaglie sono classiche, passiamo il tempo a riempire di legnate i nemici. Il sistema di combattimento è canonico,bullizzando i nemici li attiriamo a noi, invece se li inganniamo li confondiamo. Gli attacchi verbali sono delle abilità di supporto. Le meccaniche di base sono attacchi, parate e schivate, purtroppo sono limitate ma si arricchicono con i poteri verbali che ci aiutano a ottenere più danni e alterare i comportamenti degli avversari, anche mettendoli uno contro l’altro.
Minigiochi
I minigiochi sono graziosi, alcuni sono ben integrati e altri invece sembrano buttati li per fare numero. Tra i miei preferiti cen’è uno che mi ricorda Guitar Hero in cui i personaggi si esibiscono come una band punk-rock in tour. Penso non ci sia bisogno di dire che si tratta di una copertura per eludere i controlli. Le canzoni sono state integrate perfettamente in qualsiasi situazione, in macchina cosi come davanti a un bel fuoco diverte e intrattiene.
CONTRO
Il gioco sembra approssimativo, funziona a livello estetico e di caratterizzazione ma sembra preso alla leggera, glitch grafici e sonori, bug, animazioni mancanti, tempi delle battute calibrati male che non si possono saltare e altro. Purtroppo c’è anche una mancanza nella localizzazione italiana, come se manca il passaggio di testing per rimovere gli errori di contesto. Infatti capita che i personaggi si riferiscono a un personaggio utilizzando il genere sbagliato. Moltro probabilmente verrà tutto corretto con i prossimi aggiornamenti, uno è gia stato fatto il giorno dell’ucita e ne ha corretti la maggiorparte.
Conclusione
Dustborn è un titolo con vari problemi, ho impiegato circa 24 ore per completarlo, compresi i bug che mi hanno obbligato a riavviare il gioco. Il gioco ha del potenziale che purtroppo non è stato sfruttato a dovere, sia il cast che l’universo alternativo sono affascinanti. La parte più riucita e con più colpi di scena è la parte finale,con cambi di regia e di scena. Non possiamo però negare che stilisticamente il mondo è interessante e che le tematiche sono ben pensate.