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Battle Planet: Judgement Day – Recensione

Certe volte ci chiediamo quanti misteri lo spazio possa nascondere. In particolare riguardo la presenza di forme di vita, di risorse utili per la sopravvivenza, di un sistema sociale e culturale come il nostro, ma più evoluto.

Tutte domande che sembrano essere uscite da chi abbia perso molto tempo a guardare film di fantascienza, ma che devono anche tenere conto di una cosa: il fatto che lì, lontano dalla terra e dalla nostra atmosfera, si potrebbero celare anche pericoli inimmaginabili.

Un po’ come quello che provano sulla propria pelle i protagonisti di uno sparatutto a scorrimento. Il titolo è Battle Planet: Judgement Day ed è stato rilasciato lo scorso 17 ottobre per PS4, Switch e su Steam.

Dietro le sue quinte si nasconde una molto spietata quanto simpatica Threaks, casa di giochi indie tedesca, nota per aver lavorato a giochi come All I Have is Time o Beatbuddy.

La pubblicazione, invece, è opera di Wild River e di EuroVideo Medien.

Sin da subito il gioco potrà sembrare interessante per i gusti dell’hardcore gamer almeno nel concetto.

Si tratta di uno sparatutto arcade in cui lo scopo è quello di far sopravvivere in una battaglia all’ultimo sangue tre prigionieri (di cui 2 sbloccabili) che si chiamano Ravier, Spy e Pshyco e che nella versione italiana vengono chiamati in un modo non di certo perfetto.

Cioè. Può essere accettabile “Rapinatore”, ma perché … “Spiare”?! Che senso ha?

Non sarebbe stato più logico chiamarla “Spia”?

Tralasciando, in ogni caso, questo errore che è sfuggito a chi si è occupato dell’adattamento, il gioco, a dir la verità, non è affatto complesso a livello di trama.

Il trio è stato arrestato per dei crimini ai danni della federazione spaziale, ma, nel momento in cui la sua pena attende di essere attuata, avviene qualcosa. L’ astronave della polizia che lo trasporta viene colpita e si schianta su un pianeta dall’ area apparentemente deserta.

Approfittando dell’occasione, entrambi decidono di scappare l’uno per conto proprio, ma se la dovranno vedere con poliziotti senza pietà e con vari alieni  navigando in diversi pianeti attraverso una navicella di salvataggio.

Un pretesto abbastanza semplice, ma che fa da contorno a un gioco che difficilmente i meno esperti finiranno.

Generalmente il gameplay, in pieno stile arcade, è caratterizzato da una campagna da portare a termine.

Ogni livello della campagna è articolato in quattro ondate: nella prima e nella terza il giocatore deve disinnescare tre bombe mandate dai militari entro un tempo limite e con nemici nelle vicinanze per evitare che il pianeta del livello finisca in macerie.

Difatti una prima cosa che noteremo quando inizieremo il gioco è una percentuale della sua stabilità che scenderà qualora mancassimo qualche bomba, ma che porterà al game over se non si disinnescherà niente.

Una caratteristica interessante, pensata per rendere più frenetiche le azioni di gioco e per dare più centralità alla sopravvivenza.

Tuttavia una barra della “vita” della bomba, un po’ come quella del prigioniero controllato dal giocatore, non sarebbe stata una brutta scelta per notare la quantità di colpi da infliggerle.

La seconda fase, invece, è più facoltativa. Il giocatore dovrà o sopravvivere da moltissimi nemici o ucciderli tutti a costo della propria salvezza.

   

Infine si arriverà al boss di turno, che ci darà filo da torcere mettendo in campo altri nemici, per poi passare al pianeta successivo con la navicella di salvataggio.

Fino a qui il gioco potrebbe sembrare facile. Eppure una sola pensata del genere porterà facilmente a una punizione capace di farci tirare fuori il peggio di qualsiasi bestemmia mai creata.

Difatti, se c’è una cosa che ha a cuore il titolo, è la difficoltà, media all’inizio, ma tendente sempre più verso l’alto. Non sarà unica la volta in cui verrete uccisi dai nemici, che sono sì semplici da tirar giù, ma che sono troppi nell’ area di gioco. Troppi!

Pertanto ci ritroveremo nelle varie fasi un’ottantina di scarafaggi alieni che si avvicineranno a noi con l’intento di divorarci e al tempo stesso proiettili che arrivano da tutte le parti, mine e poliziotti che si teletrasportano o che caricano l’evaso. E come se non mancasse certe bombe presenteranno lamine al neon o ruote taglienti nei livelli successivi.

Insomma. Una vera e propria garanzia per chi pretende un certo grado di sfida nei videogames, scandita anche da un grado punitivo abbastanza forte.

Difatti ogni volta che si muore non si ricomincerà da lì dove abbiamo fatto Game Over.

Si verrà sempre catapultati in un pianeta a caso con la campagna che dovrà essere rifatta da capo.

Ma non solo. Se si completeranno i livelli, sarà possibile sbloccare dei bonus che miglioreranno la performance del nostro personaggio. Ogni volta che si muore questi bonus si azzerano.

Ciononostante laddove c’è la frustrazione c’è sempre qualcosa che la può rendere meno frequente.

Difatti, uccidendo un nemico, potranno essere raccolti, oltre a dei punti vita, rappresentati da delle icone verdi, dei chip azzurri che potranno essere spesi nel negozio di Moe, a cui si potrà accedere durante le zone di intermezzo o ogni volta che si perde.

Tenete conto, però, del fatto che non potranno essere comprate armi qui.

Difatti servirà solo per acquistare munizioni, per ottenere nuovi oggetti oppure per rendere più performanti certe abilità del nostro personaggio, tipo la velocità, la sua salute ect ect.

Il tutto considerando che nel gioco esiste un sistema di livellaggio per il nostro personaggio, caratteristica tipica per lo più degli RPG e che si adatta bene in un contesto diverso come quello dello sparatutto permettendoci di migliorare sebbene il gioco non sia una passeggiata.

Tuttavia, se volete nuove armi, diverse da quella base (per Ravier il fucile, per Spy delle pistole e per Phsyco dei missili) le dovrete per forza sbloccare andando più avanti nel gioco

Nessuno scampo. O giochi e crepi un’ottantina di volte o niente.

Quanto meno risulteranno abbastanza utili per far fuori i rompiscatole. Sono sei. Quindi non di certo chissà quanta ricchezza (senza esagerare), ma quanto meno utili se non per qualche frangente.

La prima arma è un fucile da caccia carico all’inizio di quasi una decina di munizioni. Di certo non è pensato per chi ama gli attacchi rapidi, ma quanto meno vi permetterà di togliere ai nemici abbastanza danni.

Poi c’è l’arma a impulsi elettrici. Se desiderate servirvene per distruggere le bombe, non ci pensate proprio. Vi permetterà di fulminare solo i nemici e si dimostra molto efficace per svuotare tutta la loro barra della vita se usata con prudenza.

Poi c’è la mitragliatrice gatling, che vi permetterà di sparare raffiche di proiettili (50 di base), mentre le ultime armi sono un boomerang, una pistola laser e, persino, un potente lanciamissili.

Per fare uso di tutte queste armi, il giocatore dovrà mirare con l’analogico destro del controller o dei Joy Con.

Gli altri controlli, semplici, oltre all’ analogico sinistro impiegato per il movimento, sono ZR (o R2), che si premerà per bombardare (non sempre) un sacco di nemici intorno a sé, e ZL (o L2), impiegato per delle abilità diverse a seconda del personaggio utilizzato.

Ravier potrà usare in tal caso un jet pack dal carburante ridotto, Spy potrà muoversi rapidamente verso una direzione, e sotto quest’ aspetto vi servirà se ci sono troppi proiettili e rompiscatole nelle vicinanze, e Phyco potrà semplicemente… saltare. Tutto ciò, però, non sempre. Pertanto potrebbe un po’ stonare tale caratteristica.

Il tutto in un universo dove la vista e il sonoro non sono proprio perfette, ma che almeno vanno bene.

Parlando del design, Battle Planet: Judgement Day è un gioco con una visuale dall’ alto, il che probabilmente potrebbe rappresentare un problema per chi non è solito vedere certi particolari .

Special modo se si gioca in portatile con la Switch, la cui risoluzione,  se non collegata alla TV, è di 720p.

Ogni personaggio e ostacolo è troppo piccolo, ma d’altronde, di fronte a una scelta del genere, dovevano adattarsi alla prospettiva.

In ogni caso, però, gli effetti di luce in gioco sono lavorati egregiamente e ogni pianeta è diverso dall’ altro, presentando a volte anche fossi pieni di lava.

I personaggi, invece, sono stati resi con una grafica cartoonesca, sebbene il gioco non sia dall’ area innocente vista anche l’eccessiva quantità di sangue, elemento tipico di molti sparatutto.

Un’ atmosfera scandita anche da un comparto audio adatto. Di certo le musiche non sono chissà quante, ma quanto meno riescono a dare meglio al giocatore le sensazioni di un universo fantascientifico dove la strategia e la violenza la fanno da padroni.

Sotto tutti gli aspetti elencati, il gioco potrebbe prospettarsi senza alcuna lacuna.

Beh… Col cacchio!

Come in ogni titolo, c’è pur sempre anche qualcosa che si può dimostrare meno interessante o fastidioso rispetto ad altro.

Questo a meno che lo sviluppatore sia uno che ci tenga parecchio alla qualità.

Comunque, nel caso di Battle Planet: Judgement Day, ci sono sì pro interessanti, ma anche contro che sono parecchio fastidiosi nonostante il suo tentativo di intrattenere.

In primis i suoi contenuti. Vi aspettate una modalità online? O qualche altra modalità?

Sorpresona! Il gioco ha solo la modalità in singolo e una cooperativa fino a due giocatori.

Tutto qua!

Al massimo c’è un sistema di ranking usato per scoprire i punteggi degli altri giocatori, ma, a livello di gameplay, non esiste una vera modalità di gioco online.

E pure se fosse esistita, tanto avrebbe rotto le scatole la connessione peer to peer della Switch, la console su cui abbiamo provato il gioco, ma quanto meno sarebbe stato un modo per espandere un pacchetto di contenuti così limitato.

E se pensate che il titolo sia divertente per la sua difficoltà, c’è da fare una precisazione su un aspetto che a lungo andare vi costringerà a spegnere la Switch stufi: la sua ripetitività.

Ora. D’accordo che il titolo non sia chissà che cosa vista la sua natura arcade, ma la sua ripetitività si fa talmente eccessiva da stancare il giocatore dandogli sempre un’impressione di dejà vu.

Ok che è un gioco semplice, ma almeno ci deve essere qualcosa di diverso andando avanti.

In tutto ci sono tre fattori che non fanno altro che aumentare la ripetitività.

Punto primo: i nemici.

I nemici di Battle Planet: Judgement Day sono sì molti nel campo di gioco, ma sono pochissimi a livello di design, il che ha permesso di usarli in tutti i livelli della campagna.

Per carità. C’è qualche nemico che si differenzia tra questi stolti.

Andando avanti, difatti, vi ritroverete persino uno scarafaggio gigante che sputa sangue verde, una tarantola gigante o nemici che sembreranno di più dei mini boss.

Tuttavia la maggior parte dei soldati, degli alieni e di militari armati di scudo ve li ritroverete sempre.

Non ci sarà mai qualcuno di diverso in mezzo a loro.

Un po’ come avviene anche in un altro videogioco che il sottoscritto ha già avuto modo di recensire.

 Punto secondo: le ondate.

Come avete modo di constatare, a parte qualche differenza come i vari pianeti, ciò che bisogna fare in ogni livello è pochissimo.

Distruggi le bombe, uccidi i nemici e i boss. Il tutto avviene in 4 ondate di ogni livello, di cui una (quella delle bombe) ha già ha il vantaggio di ripetersi costantemente.

Per farla in breve…. Prima ondata: distruggi le bombe, seconda ondata: sconfiggi i nemici o sopravvivi da loro, terza ondata: distruggi altre bombe, quarta ondata: uccidi il boss, quinta ondata: distruggi altre bombe, sesta ondata: sconfiggi altri nemici o sopravvivi, settima ondata: distruggi ancora altre bombe, ottava: sconfiggi un altro boss, nona: sempre bombe!!!!…….

 Punto terzo: i dialoghi.

Anche della musica del titolo si è già parlato, ma un problema riguarda anche i dialoghi. Sono, sì, pochi per un titolo del genere dove l’importante è il gameplay, ma si sentono sempre più spesso le stesse frasi al punto da divenire fastidiose mentre si gioca.

VERDETTO

In sintesi ecco Battle Planet: Judgement Day, un titolo, di certo, discreto, ma con alcuni difetti che non ne fanno un titolone.

Il problema, oltre da un assetto di contenuti povero, è rappresentato dalla sua natura ripetitiva.

Non importa solo se un gioco si lasci giocare per la difficoltà. Un altro fattore importante è rappresentato dalla rigiocabilità.

Sinceramente. Il titolo non è affatto brutto. Il suo concept era sì interessante, ma il fatto che ci sia un dejà vu continuo su molti frangenti può stonare.

Ciononostante potete prenderlo tranquillamente se siete interessati.

Alla fin fine vi divertirete nel cercare di finire la campagna dato che il gioco sa farsi apprezzare per la sua ostilità, ma difficilmente lo riprenderete dopo tanto tempo da quando l’avrete finito.

Un conto è divertire. Un altro è fino a quando il divertimento può durare.


Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊