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Amnesia: Collection – recensione

https://www.nextplayer.it/wp-content/uploads/2019/10/087192.jpgLa cosiddetta “generazione di remaster” ha un vantaggio, qualunque sia la piattaforma su cui stai giocando. L’apparente mancanza di idee colpisce tutti i video giocatori allo stesso modo, ma sfruttando i successi esclusivi su altre piattaforme, che siano laptop, PC o console, alla fine riusciamo ad avere delle collezioni eccellenti, purché si parli di esclusive, ovviamente. È il caso del franchise Amnesia di Frictional Games, che con Amnesia: The Collection ci porta Amensia: The Dark Descent e la sua espansione Justine, oltre al sequel Amnesia: A Machine for Pigs. Come è invecchiato questo gioco e come si sente il fattore remaster?

 

In generale possiamo dire che, a livello tecnico, il gioco non è invecchiato particolarmente male.

Ovviamente, indipendentemente dalla qualità di remasterizzazione e messa a punto, sono trascorsi 9 anni dalla prima uscita e questo ha comunque un suo peso. La grafica  non è sicuramente di nuova generazione o qualcosa del genere; mantiene quell’effetto molto scuro in ogni scena (a volte troppo oppressiva durante il gioco). Naturalmente, questi piccoli difetti tecnici sono più evidenti in Dark Descent e molto meno evidenti in A Machine for Pigs, ovviamente.

Ma due dei principali pregi che questa esperienza ha conservato sono ancora intatte, riesce davvero a mantenere il massimo livello di tensione insieme a quell’oscurità oppressiva di cui stavamo parlando. Il fattore suspense, è ciò che ci farà più paura, molto più dei mostri, anche se dipende da quale dei tre giochi stiamo giocando. Durante il gioco siamo immersi completamente in ambienti angusti, sentiamo rumori, sentiamo come battono i nostri denti, la vista diventa sfocata, finché cadiamo a terra e strisciamo a terra fino a quando non riusciamo a riprenderci, siamo carne che cammina pronta ad essere distrutta.

Parliamo della sezione suono. Perfettamente implementato e con un effetto abbastanza intenso. Gli effetti audio creano l’atmosfera e contribuiscono ad immergersi nelle varie scene e creano quell’ansia horror che ti attanaglia per tutto il tempo di gioco.

Sebbene le basi del gioco siano generalmente le stesse, tra Dark Descent, Justine e A Machine for Pigs ci sono lievi differenze. Da un lato, Dark Descent è il primo a offrire l’esperienza per così dire più “pura”.

Justine è un’espansione della Dark Descent originale e sebbene la meccanica generale sia mantenuta, il gioco cambia molto. Questa volta la cosa principale è risolvere una serie di enigmi ed è qui che si trova principalmente la cosa interessante. Puoi risolvere un enigma e salvare una persona da una morte orribile, oppure, in diversi casi, puoi semplicemente azionare una leva un paio di volte per uccidere la vittima e aprire una pista veloce. Una pecca è l’assenza di un’opzione di salvataggio, specialmente quando i nemici possono ammazzarti con un solo pugno.

A Machine for Pigs è molto simile alla prima edizione. Il vantaggio principale di questo sequel, che considero un successo, è la differenza nel raccontare la storia. In Dark Descent è fin troppo facoltativo, potresti finire il gioco con quasi nessuna idea di ciò che sta accadendo. In A Machine for Pigs la storia è in qualche modo più semplice da seguire. Ovviamente, elimina alcuni meccanismi che lo rendono più facile, con una lanterna che non si esaurisce facilmente contro quella che si esauriva molto velocemente sul primo gioco e ambienti non così bui all’inverosimile. Sicuramenti questi particolari non tolgono l’esperienza travolgente e horror che rispecchiava il primo capitolo, e sembra cercare di raggiungere uno spettro un po ‘più ampio di giocatori, che non hanno apprezzato i piccoli accorgimenti.

Il fatto è che sono passati nove anni dal gioco e lo dimostra. È da apprezzare che, grazie all’apparente assenza di nuove idee nel settore dei videogiochi, le esclusività stanno diventando sempre meno esclusive e titoli come questo raggiungono le console.

Sulla nostra console ibrida gira discretamente consumando poca batteria; quindi in portatile posso affermare l’ottimo lavoro fatto. Non si può dire la stessa cosa in modalità dock. Ho notato più di una volta dei rallentamenti, ed a volte anche nei cambi repentini di camera. Nulla da dire per i comandi; perfetti.

Tuttavia, il prezzo non sembra molto coerente con ciò che viene offerto. La rigiocabilità di questi giochi, ad eccezione di Justine. Il prezzo mi sembra un pò eccessivo per un titolo che crediamo possa piacere a qualsiasi fan del genere horror, ma che non rispecchia il top. Consiglio di acquistare appena il prezzo viene rivisto o viene applicata un’offerta. È comunque una raccolta horror da tenere in considerazione.

Disponibile dal 12/09/2019 sull’eshop al prezzo di 27,99€ con un peso digitale di 5772,41 MB


Francesco

Sono un giocatore incallito, ho cominciato con il commodore 64 per poi passare al NES e allo SNES, fino alle console attuali. Amo giocare con tutte le console, odio la console WAR. Sono un collezionista da circa 20 anni. I miei giochi preferiti The legend of Zelda, Donkey Kong Country, Metal Gear Solid, God of War e Uncharted.