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Aldred – Knight of Honor – Recensione

Soli. Tutti soli. Di fronte a un mondo dove il male divampa su tutto, ma con una sola speranza: quella di dimostrare quanto mettere alla prova il proprio onore possa costare il sangue.

Questa è l’aria che si respira per via di una povera QUByte Interactive, casa brasiliana di giochi indie tra i quali si ricordano Breakers Collection o 99Vidas – The Game, in un platform 2D in stile retrò uscito su Google Play e poi approdato anche sull’ eShop di Switch (la console per la quale è stato provato per la recensione)  l’ 8 ottobre 2019. Si chiama Aldred -Knight of Honor e costa solo 1 euro e 99.

Ciò d’altronde si spiega considerando che il suo budget non doveva essere stato certamente alto. Eppure è anche vero che gli investimenti non sono gli unici fattori che decretano il successo di un gioco.

Pertanto risulterà un’occasione così imperdibile quella di spendere una tale cifra? Beh… Nì se si vuol essere onesti.

 

Una volta superato il menù introduttivo, appariranno delle cutscenes fisse che spiegheranno al giocatore la trama del gioco. In un mondo fantasy con personaggi tra i più strambi che si siano visti, Lord Gugor, il solito cattivone di turno senza personalità, inizierà a portare panico e distruzione tra i regni e il cavaliere Aldred, membro della confraternita Divine Flame, viene mandato a risolvere la situazione in quanto il più forte tra gli appartenenti.

Una storia che rappresenta un semplice pretesto affinché il giocatore si possa calare nell’ azione, cosa che avviene sin da un breve tutorial adatto per chi ama prima prendere una certa dimestichezza.

Alla fin fine, però, le meccaniche sono semplici da apprendere. Il nostro personaggio potrà saltare o fare doppi salti, a seconda delle volte della pressione del tasto di salto, che si potrà sfruttare anche per scendere da una piattaforma con una sua combinazione da usare con la direzione della levetta analogica verso il basso. Inoltre, in situazioni più complicate, si potrà far uso di abilità come il lancio del fuoco, del ghiaccio e dei fulmini (questi ultimi due sbloccabili). Tuttavia, per il loro utilizzo, bisognerà fare i conti con la quantità di magia a disposizione particolarmente limitata e rappresentata da una barra blu al di sotto di quella della salute.

Al tempo stesso Aldred potrà usare tre armi diverse di cui solo le ultime due dovranno essere sbloccate andando più avanti. Tralasciando l’arma base, la spada, più adatta per chi preferisce gli attacchi rapidi, si disporrà anche dell’ascia, che arreca più danni al nemico pur rendendo il giocatore vulnerabile, e delle frecce, la cui quantità dovrà essere sfruttata coscientemente.

Un armamentario povero a dir la verità. Avrebbe fatto più piacere se ci fosse stata qualche arma in più, ma d’altronde non risulta mai meccanico il suo cambiamento, che si potrà fare semplicemente premendo ZL e L. Lo stesso vale per le abilità magiche, la cui scelta si farà premendo ZR e R.

Infine un’attenzione particolare riguarda il tasto X che permetterà di renderci invincibili per qualche secondo in modo da superare ostacoli più complessi, ma solo in alcuni casi.

Tutte azioni che sono rette da un sistema di controllo che gli risponde bene sebbene non sia perfetto. Tuttavia non si sono notati certi ritardi.

Tali promesse possono essere a vantaggio di chi pretende di giocare con meccaniche poco complesse che, sinceramente, ricordano parecchio quelle di The Sword of Xolan, altro platform uscito su dispositivi mobile che condivide parecchi elementi con Aldred anche se tra i due ci sono anche delle differenze che si chiariranno avanti.

      

Aldred – Knight of Honor e The Sword of Xolan

Partendo per l’avventura si noterà sin da subito quanto l’ispirazione a livello di grafica la faccia da padroni. Difatti le ambientazioni, così come anche i personaggi, sono realizzati con un design che ricorda molto i giochi a 8 e a 16 bit portando con sé un certo fascino che, purtroppo, poteva essere compensato con più attenzione. Se i personaggi, special modo i nemici, risultano troppo ispirati, soprattutto nelle animazioni, a quelli dello stesso Sword of Xolan, seppur meno dettagliati, alcune tra le ambientazioni, fortunatamente differenti l’una dall’altra in ogni mondo, potevano essere riviste, rese poco noiose e più sature per quanto riguarda la luce.

Ciononostante ogni livello, articolato in una mappa, è strutturato con uno scopo: dare filo da torcere ad Aldred. La difficoltà, difatti, risulta variabile e, man mano che si procederà, bisognerà superare certi ostacoli con la giusta pazienza. Soprattutto considerando che si portano dietro solo 3 HP nella barra della salute. Tuttavia il livello punitivo non è molto forte in quanto non esiste un sistema di vite, caratteristica tipica anche di Super Mario Odyssey.

A ogni morte si ripartirà dall’ inizio del livello o dai checkpoint dove ad aspettarci ci sarà un viandante. Questi ci venderà oggetti necessari per il ripristino della barra della vita, di quella della magia e dell’invincibilità oltre a permetterci di aggiornarle acquistando, in tal modo, anche un nuovo HP. Il tutto in cambio di una certa quota di monete ottenibili con la sconfitta di un nemico. Caratteristica, stavolta, atipica rispetto a Xolan dove si ricavano cuori e pozioni per la magia non facendo acquisti, ma ricavandoli dall’ ambiente.

Tuttavia non si può dire lo stesso per la presenza, anche in Aldred, di prigionieri da salvare, il che renderà il gioco più esplorativo, anche se salvare ogni prigioniero, stranamente, non si tratterà di un’azione obbligatoria. Alla fin fine è un dovere solo per i puri collezionisti dato che a ogni salvataggio riceveremo in cambio uno tra quattro medaglioni nascosti. Gli altri, una volta o prima di aver liberato lo sventurato di ogni livello, dovranno essere ottenuti distruggendo dei busti viola di Lord Gugor, la cui ricerca richiederà la scoperta di passaggi segreti.

 

Un gioco, insomma, la cui visione farebbe pensare, nonostante le troppe somiglianze con l’altro citato, a una perla capace almeno di intrattenere e con poche lacune dietro di sé.

Ebbene sarebbe un grande errore poiché anche in questo miscuglio, tutto di azione e magie, ci sono incantesimi non riusciti.

In primis la longevità. Non aspettatevi chissà quante ore da passare con il gioco perché è composto da 33 livelli, di cui 11 fanno parte di ognuno dei soli tre mondi disponibili.

Risulterà, per tanto, una fatica che si porterà al termine nel giro di un’ora, scandita da un pizzico di noia che non mancherà mai, soprattutto quando si avrà a che fare con i nemici.

Tralasciando i boss che risultano facilissimi e noiosi a parte un po’ l’ultimo, alcuni tra i nemici sono abbattibili facilmente, mentre altri, sempre come in Xolan, dispongono di una barra della salute da diminuire con la giusta arma. Detto ciò non ci saranno problemi per chi li affronterà per la prima volta, ma man mano che si andrà avanti, risulteranno sempre più pallosi e ripetitivi.

Niente scherzi. I nemici di tutti i mondi sono sempre gli stessi e solo talvolta si può notare qualche differenza minima. Per esempio alcuni cavernicoli sono rossi e altri verdi, ma il design è sempre lo stesso. Non sarebbe bastato creare un nuovo personaggio da zero? Ops. Scusami, Koopa Rosso. Non volevo offenderti. Non piangere. Ti prego.

E come se non bastasse tra i difetti si annovera anche la musica. Già. Se finora non se ne è parlato, è perché è il lato più deludente del gioco. In tutto ci sono solo tre tracce audio che cercano anch’esse di dare al gioco un’atmosfera fantasy, ma che non riescono a rendersi memorabili al giocatore tanto da spingersi all’ essere ripetitive all’ infinito per riuscire nell’ intento cambiando quando si muore o in altri livelli.

VERDETTO

Insomma. Questo è tutto quel che c’è da dire su Aldred – Knight of Honor, titolo che attrae i curiosi per via della sua facile accessibilità o per fasi di gioco che richiedono impegno, ma che non rientra, ahimè, tra i capolavori indie degli ultimi anni risultando una versione corta e ripetitiva di The Sword of Xolan da cui, pur sempre, si distanzia trovando i suoi mezzi. Tutto ciò da una parte è comprensibile considerando lo scarso budget del titolo che doveva di certo servire per la resa della sua qualità. Eppure la mediocrità è palese. Non che sia un brutto gioco. Si tratta di una scelta accettabile con qualche contenuto per chi ama perdersi nei platform, ma di certo non si rivelerà accattivante per chi è in cerca di titoli lunghi capaci di farlo divertire al punto da stampargli un sorriso sulla faccia.


Lorenzo Barbaro

Un giocatore avellinese incallito di classe '99. Amo giocare tutti i tipi di videogiochi (specialmente quelli hardcore). Ho iniziato a giocare tra il 2005 e il 2006. Sia i videogiochi che l'archeologia sono le mie passioni. 😊