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Ace Attorney: gli sviluppatori commentano i test AI sul gioco

Un recente studio condotto dal Hao AI Lab ha messo alla prova quattro modelli avanzati di Intelligenza Artificiale con il celebre videogioco Phoenix Wright: Ace Attorney, con l’obiettivo di valutarne le capacità pratiche di ragionamento logico, memoria, comprensione visiva e presa di decisioni strategiche. I risultati? Alterni, e sorprendenti.

Secondo il portale Automaton, nessuna delle intelligenze artificiali è riuscita a completare il gioco fino alla fine. Tuttavia, Google Gemini e OpenAI o1 hanno mostrato prestazioni notevoli, arrivando fino all’episodio penultimo grazie alle loro abilità deduttive.

Il ricercatore capo K Ishi ha spiegato che lo scopo dell’esperimento era capire quanto bene i modelli riuscissero a “trovare incongruenze nelle testimonianze, selezionare le prove corrette per smascherarle e confutare in modo efficace le contraddizioni.” Il miglior risultato, secondo Ishi, è stato ottenuto da o1, definito “il miglior avvocato” tra i modelli testati.

Tra le principali difficoltà riscontrate dall’AI, l’incapacità di cogliere il flusso completo del caso e la necessità di adattarsi dinamicamente alla comparsa di nuove prove durante il processo—un aspetto che per i giocatori umani risulta spesso intuitivo, ma che le AI hanno faticato a gestire.


La risposta dello sviluppatore: nostalgia e riflessioni

Masakazu Sugimori, compositore della colonna sonora originale e doppiatore di Manfred von Karma, ha commentato con stupore l’utilizzo del gioco come benchmark per la ricerca AI:

“Come dovrei dire… non avrei mai pensato che il gioco su cui ho lavorato così disperatamente 25 anni fa sarebbe stato usato in questo modo, e oltretutto all’estero (ride),” ha scritto Sugimori.

A colpirlo maggiormente è stato il fatto che l’AI abbia avuto difficoltà proprio con il primo episodio, progettato per introdurre i giocatori in modo fluido e accessibile.

“[Shu Takumi e Shinji Mikami] erano molto meticolosi sul bilanciamento della difficoltà del primo episodio—doveva essere semplice per un essere umano,” ha sottolineato. “Forse questo tipo di potere deduttivo è davvero il punto di forza degli umani?”

Il team di sviluppo voleva creare qualcosa di unico, lontano dai giochi dell’epoca. Il primo caso doveva educare senza annoiare, sfidare senza frustrare. Una filosofia di design che continua a essere studiata ancora oggi.


L’intelligenza artificiale può provare soddisfazione?

Una delle riflessioni più profonde di Sugimori riguarda il senso di soddisfazione che i giocatori provano quando risolvono un caso. Mentre gli esseri umani gioiscono nel “collegare i puntini”, le AI non possiedono (ancora) questa dimensione emotiva. Con un sorriso ironico, Sugimori si è chiesto:

“Magari fra cinque anni, l’AI non solo riuscirà a completare il gioco, ma proverà anche un senso di realizzazione?”


Conclusione: Ace Attorney rimane una sfida tutta umana

Utilizzare Phoenix Wright: Ace Attorney come banco di prova per l’AI dimostra quanto il gioco sia rimasto iconico e rilevante anche dopo oltre due decenni. Sebbene modelli come Google Gemini e OpenAI o1 abbiano fatto progressi impressionanti, l’intuito umano, l’adattabilità e l’emozione rimangono al centro dell’esperienza.

Per ora, la corte è ancora dominata dall’ingegno umano—ma le prossime udienze potrebbero riservare sorprese.

Ace Attorney

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Biagio Scaglia

Sono cresciuto con Nintendo, passando giornate intere tra avventure di Mario, sfide con Zelda e corse su Mario Kart. Questa passione mi ha accompagnato negli anni e mi ha portato a voler esprimermi, condividendo news e curiosità con uno stile amichevole e diretto. Il mio sogno? Diventare una voce di riferimento per la community Nintendo.